Forse sarebbe azzardato parlare di inizio di una nuova era, ma di certo si fa sempre più stretta la collaborazione tra il comune di Gerusalemme guidato dal sindaco Moshe Leon e i palestinesi residenti a Gerusalemme est, ora uniti nella lotta contro il Covid 19.
Era stato proprio Moshe Leon, alla vigila del Giorno dell’Indipendenza, a chiedere all’aeronautica israeliana – pronta a solcare il cielo di Gerusalemme per sorvolare in segno di saluto e di ringraziamento tutti i medici impegnati nella battaglia contro il coronavirus – di cambiare il corso del suo volo o, meglio, di “allungarlo” un po’ per arrivare a salutare e ringraziare anche i medici dell’ospedale di St. Joseph a Sheikh Jarrah, l’unico ospedale di Gerusalemme est ad avere aperto un reparto interamente dedicato ai pazienti di Covid. L’Aeronautica ha ottemperato alla richiesta di Leon e dopo aver sorvolato i centri medici Hadassah e Sha’are Tzedek di Gerusalemme, l’aereo ha proseguito verso est. “Questo è stato un evento storico, commovente, che simboleggia l’unità nella battaglia contro il coronavirus”, ha detto Leon. Anche nei giorni in cui l’insolito diventa la norma – come ha osservato Nir Hasson su Haaretz – quella sorvolata militare in onore dello staff medico di un ospedale palestinese è un evento da ricordare. I residenti di Gerusalemme est e il personale dell’ospedale hanno visto la mossa come un gesto positivo. “Per la prima volta siamo stati ‘riconosciuti’ e questo ci consente di essere orgogliosi di ciò che facciamo”, ha dichiarato il direttore generale di St. Joseph Jamil Kousa.
Inoltre il comune ha distribuito migliaia di cestini alimentari ai residenti più bisognosi di Gerusalemme Est anche grazie all’assistenza di volontari locali e lavora con il Comando del Fronte interno per risolvere i problemi relativi al test del coronavirus , alla quarantena e al trattamento dei pazienti di quell’area della città. “Nemmeno una persona a Gerusalemme Est avrà fame”, ha detto Moshe Leon.
Nella maggior parte dei quartieri, infine, sono stati istituiti comitati per imporre il blocco necessario a contenere il contagio da coronavirus, per assistere i bisognosi e garantire che i pazienti affetti da Covid entrino in quarantena.
La società civile palestinese – sostiene ancora Nir Hassan – è uno degli elementi che hanno permesso questa inedita cooperazione.