Siamo appena uscite da uno dei centri di vaccinazione a Gerusalemme e vedo la soddisfazione nel viso di Martina, una mia amica italo israeliana, tornata in Israele dopo un lungo soggiorno in Italia. Rientrata a casa sua, dopo la dovuta quarantena e le verifiche della polizia che ha controllato che effettivamente rispettasse le regole, oggi si è sottoposta al primo vaccino chiedendomi di accompagnarla. Ora Martina si sente privilegiata, se fosse ancora in Italia il suo turno sarebbe stato, forse, non prima di giugno; è felice e mi dice: «questo è il mio vero Pesach, il sapore della libertà a cui penso da tempo e che ho sognato in questi ultimi nove mesi passati a Roma, è l’uscita dal tunnel… finalmente!»
Per l’ennesima volta il tunnel è stato citato, la cosa mi fa sorridere perché il sottosuolo di Gerusalemme mostra ai visitatori molti tunnel che suscitano la curiosità di quanti vogliono visitare la città sotterranea. Quando un turista chiede di entrare nel tunnel si deve sempre chiedere cosa intenda: entrare a mollo nell’acquedotto più antico del Paese, attraversare quella stretta galleria cananaica attraverso la quale David riuscì a conquistare la città, oppure esplorare il suggestivo tunnel sotterraneo che corre lungo il Kotel/Muro Occidentale, o calpestare le grandi pietre della Via del Pellegrinaggio della Gerusalemme erodiana, recentemente scoperta? La preoccupazione di noi guide è che il turista non abbia problemi di claustrofobia, anche quelli più avvezzi ad avventure di questo tipo alla fine dei tunnel, tirano un sospiro di sollievo quando finalmente si raggiunge la fine, e si viene accecati dalla luce così intensa e forte di Gerusalemme. Per me la luce in fondo al tunnel ha sempre avuto questo significato, più reale che metaforico. La situazione post vaccinale ci ha scaraventato fuori del tunnel, ora ci consente di essere tornati quasi alla vita di sempre: strade affollate, negozi aperti, ristoranti e pizzerie frequentatissime, teatri e cinema in funzione (per coloro che presentano il passaporto di vaccinazione), parchi nazionali spesso al completo, mercati vivacissimi. Pesach è terminato e mai come quest’anno il passaggio dalla schiavitù alla libertà, dal buio alla luce, è stato più reale, una sensazione particolare ed unica provata da tutti, Pesach, hag haherut (festa della libertà) è stata vissuta con grande gioia ma anche con il rimpianto di non incontrare un solo turista, di non sentire contemporaneamente lingue e dialetti sconosciuti, per non parlare di abiti e costumi che spesso indossano visitatori che vengono dal centro- sud America o dall’Africa.
La festa è finita e si riflette molto sul futuro, tanti problemi rimangono e si devono trovare soluzioni quanto prima. La crisi economica, anche se gli indici in Israele l’hanno un po’ ridimensionata, ha colpito molti settori della società israeliana, soprattutto quelli legati all’imprenditoria, le piccole rivendite, il turismo e tutto il suo indotto, la cultura e l’educazione. Il tutto condito da una crisi politica che non sembra trovare soluzione anche dopo la quarta tornata elettorale in due anni.
Riguardo agli altri settori, come sempre succede in Israele, si cercano opportunità e soluzioni alternative alla situazione incerta e nebulosa. Un esempio fra tanti, nel settore turistico, l’iniziativa creata da un piccolo gruppo di giovani guide italiane che hanno creato un format, Turisti sotto casa, con lo scopo di muoversi in un raggio di un solo chilometro e portare a spasso persone anche “diversamente giovani” creando situazioni di socializzazione che sono importantissime e anti depressive, visitando quartieri o piccole zone della città che non si conoscono e non si visitano normalmente. Altre guide hanno partecipato a corsi di turismo virtuale che potrebbe anche in futuro far volare, viaggiare e sognare tutti coloro che per vari motivi non possono raggiungere Israele e visitarlo. Altri hanno approfittato del momento per approfondire, studiare, conoscere meglio Israele ed i suoi Parchi Nazionali, proponendo in futuro tragitti alternativi per i turisti assidui che non mancano un appuntamento, pandemia permettendo!
Tornando ai tunnels, pochi giorni fa è stato aperto l’ultimo diaframma della galleria della strada n.1 (Tel Aviv- Gerusalemme). Si tratta di un tunnel scavato nella dura roccia da una ditta italiana, esperta in gallerie, che accorcerà di 20 minuti il percorso e condurrà le auto oltre il Monte Herzl, non lontano dal Campus della Hebrew University di Ghivat Ram. Dal buio alla luce, dunque, della scienza di una istituzione che è uno dei vanti di Gerusalemme, voluta, tra gli altri, da Albert Einstein.