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    Gantz riceve a casa sua il presidente dell’Autorità Palestinese Abbas

    La notizia è clamorosa ed occupa un posto d’onore su tutti i media israeliani: ieri sera il ministro della difesa israeliano Benny Gantz ha incontrato il dittatore dell’Autorità Palestinese Mohamed Abbas. Si tratta del secondo incontro dopo quello che ebbe luogo l’agosto scorso, e che interruppe un vuoto di contatti ad alto livello fra le parti durato molti anni. Il fatto nuovo è che, mentre il primo colloquio si era tenuto alla Muqata, la residenza ufficiale della presidenza dell’AP a Ramallah scelta a suoi tempo da Arafat, e dunque in un contesto decisamente formale, il colloquio di ieri sera è avvenuto a casa di Gantz a Rosh Ha-Ayin, una cittadina che si trova una decina di chilometri a Est di Tel Aviv. Che Abbas venisse in Israele era accaduto qualche volta nel passato, ma che fosse venuto a casa di qualche dirigente israeliano non era mai successo o almeno non si era saputo.


    Si tratta evidentemente di un atto simbolico concordato dalle parti per dare un’impressione di cordialità e di normalità, il che di per sé è una notizia interessante. Mentre i governi di Netanyahu negli ultimi dieci anni proiettavano l’immagine di una contrapposizione rigida rispetto a un’Autorità Palestinese che continua a pagare stipendi ai terroristi condannati al carcere, che esalta il terrorismo e rivendica con i suoi stessi simboli ufficiali e soprattutto con l’educazione nelle scuole, con le trasmissioni televisive e gli altri media il progetto di cacciare a mare con ogni mezzo (anche con la violenza) gli “invasori ebrei”, la coalizione attuale sembra invece decisa a intrattenere buoni rapporti anche personali con Abbas. E’ significativo il fatto che Gantz, uomo di centro-sinistra moderato, abbia fatto sottolineare nella comunicazione sull’incontro che esso è avvenuto con il consenso e l’autorizzazione personale del primo ministro Bennett, il quale invece proviene dalle file della destra. Ciò significa che tutto il governo  concorda con l’iniziativa.


    Di che cosa abbiano parlato esattamente Gantz e Abbas non si può sapere. Nel comunicato finale si dice solo che i temi sono stati l’economia e la sicurezza. “Gantz ha informato Abbas della sua intenzione di continuare a portare avanti misure di rafforzamento della fiducia nelle aree economiche e civili, come stabilito nella loro precedente riunione”, ha affermato il ministero della Difesa. Come riportano i giornali israeliani, Gantz durante l’incontro ha anche discusso della possibilità di abbassare le spese di gestione addebitate per gli acquisti di carburante, esaminando la possibilità di spedire container attraverso l’Allenby Bridge e altro ancora. Dopo l’incontro, Gantz ha approvato ulteriori “misure di rafforzamento della fiducia” tra cui l’approvazione dello stato di residenti israeliani per  circa altri 10.000 arabi. Ha anche approvato il trasferimento di pagamenti delle tasse per un valore di 100 milioni di sheckel. Inoltre, il ministro della difesa ha approvato 600 carte d’affari  per uomini d’affari palestinesi, oltre a 500 permessi aggiuntivi per uomini d’affari per entrare in Israele con le loro auto, e dozzine di permessi VIP per alti funzionari dell’AP. Si prevede che l’attuazione delle varie misure discusse durante l’incontro aggiungerà ogni anno centinaia di milioni di shekel al bilancio dell’Autorità palestinese.


    Dal canto suo Abbas ha promesso dopo l’incontro che “non permetterà violenza, terrorismo e uso di armi contro gli israeliani finché sarà al potere”: una promessa molto improbabile, visto che lo stesso Ministero della difesa, in un comunicato pubblicato sempre ieri aveva dichiarato che “nel 2021, fino al 10 dicembre, vi sono stati 6.633 eventi terroristici nella sola Giudea e Samaria, fra cui 61 con uso di armi da fuoco, 18 accoltellamenti, 1022 lanci di bombe molotov, 5532 attacchi con pietre.” Permessa da Abbas o piuttosto incoraggiata da lui, nel territorio che controlla, la violenza c’è eccome. E quando chi la perpetra viene catturato o neutralizzato, l’Autorità Palestinese paga profumatamente il crimine. Ma la politica, si sa, comporta spesso menzogna e ipocrisia. 


    Il problema oggi, rispetto a questa nuova cordialità, è capire a chi serva: se cioè Israele con le sue concessioni acquisti un po’ di pace rispetto all’ondata di microterrorismo in corso, o magari anche riesca a rallentare la guerra diplomatico-legale che le viene portata in tutte le sedi internazionali per “aiutare i palestinesi”. Ma soprattutto se da una parte e dall’altra seguiranno misure più sostanziali e quali. O se invece il governo di Bennett stia scommettendo sul cavallo sbagliato, visto che Abbas è vecchio, malato, e molto impopolare fra i suoi sudditi. Come sempre, in Medio Oriente, le vie della storia sono tortuose ed è difficile fare previsioni.


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