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    Diplomazia digitale. Grazie ai social, Israele dialoga con milioni di cittadini arabi e iraniani

    Israele dialoga con milioni di arabi e iraniani sui social, in una “diplomazia digitale” che si serve anche di vere e proprie ‘ambasciate virtuali’. Gli account in arabo sono quelli più seguiti del ministero degli Esteri israeliano e hanno 2,3 milioni di follower su Facebook, Twitter, Telegram, Youtube e Instagram, raggiungendo ogni settimana un bacino di 12 milioni di persone in tutto il mondo arabo. Ogni settimana gli account in persiano raggiungono più di cinque milioni di persone e ricevono più di 15mila commenti. A fornire questi dati è il ministero degli Esteri israeliano che ha puntato molto sulla diplomazia digitale. Ogni sede diplomatica ha i suoi account e vi è un training specifico per la comunicazione sui social, ha spiegato oggi in una conferenza stampa su zoom Yiftah Curriel, responsabile della diplomazia digitale del ministero degli Esteri. L’obiettivo “è creare ponti, comunicare con la società civile”, raccontare Israele, offrendo informazioni sulla vita quotidiana, la tecnologia, con specifiche campagne che riguardano anche temi politici, ma non solo. Lo sforzo digitale avviene in diverse lingue, ma i canali in arabo e persiano aprono una strada al dialogo con i cittadini di paesi i cui governi e i media sono ostili a Israele. I post di questi account ricevono migliaia di commenti, negativi e positivi, cui spesso il ministero risponde, sia pubblicamente che privatamente. 

    Con l’Iran, spiega Sharona Avginsaz, responsabile dei social in persiano, il principale canale di comunicazione passa per Instagram. Lo scoppio della pandemia ha portato ad un aumento dei contatti con richieste di informazioni sul coronavirus, ma anche ad una crescita di appelli di chi vuole fuggire dall’Iran e chiede aiuto a Israele. Fra loro una persona con un parente giustiziato per motivi politici e un soldato convertito al cristianesimo. Il 90% di chi segue i social in persiano risiede in Iran, il 50% abita a Teheran e la maggior parte si trova in grandi città. Una prova del successo dei social israeliani è che il ministero iraniano della Comunicazione è stato costretto l’anno scorso a rispondere indirettamente su temi affrontati online. Israele ha rapporti diplomatici nel mondo arabo solo con Egitto e Giordania, dove le ambasciate hanno i propri canali social. Ma gli account in arabo raggiungono utenti in tutti i paesi dell’area, i quali rispondono con migliaia di commenti, racconta Yonathan Gonen, responsabile di questo settore. I contenuti diffusi, anche con video d’interviste di persone comuni riprese nella strada, riguardano vari aspetti della vita israeliana, compresa quella degli arabi israeliani. Sono state aperte anche due ‘ambasciate virtuali’, una per l’Iraq e l’altra per i paesi del Golfo. 

    Per l’Iraq molta informazione riguarda la comunità ebraica di origine irachena che oggi vive in Israele. E il 95% dei commenti sono positivi. Reazioni positive arrivano anche dal Marocco, spesso legate al retaggio della comunità ebraica che vi viveva, così come dall’Arabia saudita e altri paesi del Golfo. Nell’insieme del mondo arabo molti commenti che arrivano sui social rimangono ancora negativi, ma non lo sono tutti e servono comunque per aprire un dialogo in paesi dove molti utenti cercano fonti d’informazioni diverse dai media di stato. Video, informazioni e contenuti vengono rilanciati e commentati sui social arabi, arrivando anche ai media, come al Jazeera. (Civ/Adnkronos) 

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