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    ISRAELE

    Come si finanzia Hamas?

    Le difficoltà nel seguire i fondi del terrorismo spiegati da un ex del Mossad

    Uzi Shaya è stato un agente del Mossad e dello Shin Beth. Oggi, benché in pensione, continua a lavorare incessantemente nella lotta al finanziamento del terrorismo. A Shalom ha spiegato il complicato lavoro di monitoraggio degli ingenti fondi su cui Hamas riesce a mettere le mani per sostenere le proprie attività. Fondi ufficiali e non, che hanno aiutato Hamas ad organizzare anche l’attacco del 7 ottobre. Nonostante in Israele si sapesse di questi finanziamenti, purtroppo nessuno è riuscito a fermarli.

    Come può Hamas sostenere finanziariamente le sue operazioni militari nonostante le sanzioni internazionali? Quali sono i metodi utilizzati per trasferire i fondi?
    Le fonti finanziarie di Hamas negli ultimi 7-8 anni coinvolgono vari Paesi. Uno dei principali finanziatori è l’Iran, che è riuscito a trasferire circa 150-200 milioni di dollari all’anno. La maggior parte di questi fondi è stata destinata alle capacità militari di Hamas. Il secondo paese è il Qatar, il quale, purtroppo con l’approvazione dello Stato di Israele, ha inviato 30 milioni di dollari a Gaza ogni mese. Si stima che circa 360 milioni di dollari all’anno siano giunti a Gaza dal Qatar. Tuttavia, il Qatar, oltre ai milioni di dollari inviati a Gaza principalmente per scopi umanitari, ha anche condotto operazioni clandestine, senza l’approvazione di Israele, che hanno portato al trasferimento ad Hamas di circa 60-80 milioni di dollari all’anno, impiegati principalmente in operazioni militari. Proprio questo uso inadeguato dei fondi rappresenta il problema principale.

    Pensa che ci sia stato un fallimento strategico da parte di Israele?
    Non c’è dubbio che, riguardo ai fondi del Qatar, se si interrogassero tutti i decision makers coinvolti in quel periodo, una parte riconoscerebbe che si è trattato di un errore. È stata una mossa sbagliata, basata sull’idea che migliorando la situazione economica a Gaza si sarebbe ridotto il livello di violenza. Ma è stato un errore.

    Come e perché l’Iran ha finanziato Hamas?
    I fondi sono generalmente trasferiti attraverso una rete di cambi di denaro situati in Libano, in Siria e nella Striscia di Gaza. Questo sistema coinvolge anche Hezbollah e cambi di valuta turchi. Una piccola parte dei fondi è stata trasferita anche tramite criptovalute. L’obiettivo principale era senza alcun dubbio quello di potenziare la capacità militare di Hamas, includendo armamenti come razzi, droni, munizioni, armi.

    L’Iran è coinvolto anche nell’attacco del 7 ottobre?
    Sono incline a pensare che l’Iran abbia partecipato nella pianificazione dell’attacco 7 ottobre. Tuttavia, ritengo che Teheran non fosse a conoscenza del momento preciso dell’operazione, ma era ben consapevole degli obiettivi e dei piani dell’attacco. Ha contribuito anche alla formazione e ad aspetti come la raccolta e la condivisione di informazioni di intelligence e il rifornimento di equipaggiamenti anche molto sofisticati.

    Come è possibile che fondi così ingenti siano riusciti ad arrivare ad Hamas?
    Anzitutto, occorre comprendere il funzionamento del sistema Dawa di Hamas, ossia l’infrastruttura civile dell’organizzazione. Questo sistema si occupa di tutte le associazioni di beneficenza di Hamas al di fuori di Gaza, principalmente in Europa ma non solo, con cui si raccolgono fondi per scopi umanitari, educativi e altro ancora. Hamas ha sviluppato un robusto sistema di Dawa per affermarsi come entità terroristica, influenzando e coinvolgendo la popolazione civile di Gaza per avvicinarla alla sua ideologia e mentalità. Purtroppo, questo sistema è stato trascurato, consentendo ad Hamas di trasferire decine di milioni di dollari nella Striscia. Questo è avvenuto con vari canali come gli scambi di valuta, il sistema Halawa, trasferimenti di denaro contante attraverso l’Egitto e tramite banche palestinesi.

    C’è stata fragilità nel monitorare l’arrivo delle armi all’interno della Striscia di Gaza?
    Le armi sono state acquistate da varie fonti come Cina e Russia. Israele non aveva un controllo diretto su Gaza. Il valico di Rafah era operativo così come i tunnel, nonostante i nostri sforzi militari per distruggerli. È stato un compito quasi impossibile e questo ha consentito loro di sviluppare una notevole capacità militare.

    Pensa che nei prossimi anni ci sarà una riorganizzazione del sistema di monitoraggio delle transazioni finanziarie?
    Mi auguro che avvenga. Israele non può affrontare da solo questo problema; necessita di una forte cooperazione con altri paesi, altrimenti Hamas sopravvivrà, rimanendo una minaccia non solo per Israele, ma anche per l’Europa. Anche perché i Fratelli Musulmani, di cui Hamas è una costola, hanno una solida infrastruttura in molti Paesi occidentali.

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