
Cafe Otef a Sarona, nel cuore di Tel Aviv, è un locale speciale: è una caffetteria fondata poco più di un anno fa per offrire lavoro ai membri evacuati della comunità di Netiv Ha’asara, per essere un luogo di incontro, di ricordi e di degustazione di cioccolata dedicato alla memoria e alle ricette di Dvir Karp.
Dvir Karp era conosciuto nella regione di Gaza come “l’uomo del cioccolato”, era co-proprietario di un caffè con l’ex moglie Reute con Uri Steiner; nel 1996 avevano cominciato a produrre cioccolatini. Il 7 ottobre 2023 Dvir è stato massacrato con la fidanzata Stav Kimhi dai terroristi di Hamas nella sua casa nel kibbutz Re’im; cercavano di salvare i figli di Karp, Daria e Lavi, e sono stati uccisi a colpi di ascia, i bambini sono sopravvissuti, sul muro della loro casa i terroristi hanno scritto: “Al-Qassam non uccide i bambini”. Alle 8:16 del giorno di Simchà Torà Dvir aveva inviato alla ex moglie Reutun messaggio per avvisarla della furia omicida di Hamas: “Ci sono pesanti spari nel kibbutz”. Lei aveva subito risposto: “Colpi di pistola? Dentro il kibbutz?” e Dvir di rimando: “Sì, sembra sia così”. Meno di 10 minuti dopo, alle 8:24 del mattino, Daria, 10 anni, ha preso il cellulare di suo padre e ha scritto: “Mamma, sono Daria. Papà è stato ucciso. Anche Stav. Aiuto”. Daria e Lavi sono stati salvati nel rifugio dopo 9 ore e a 24 ore dall’inizio della mattanza hanno potuto finalmente abbracciare la madre. Un amico ha scritto una toccante dedica che racchiude il significato del Cafe Otef: “Dvir, grazie per tutti i cioccolatini, le patatine e le patate dolci, e per gli aggiornamenti sugli ultimi libri sulla Seconda Guerra Mondiale. Tragicamente anche tu sei diventato un eroe di guerra”. La fila di clienti si snoda davanti al Cafe Otef.
“È stato così ogni fine settimana”, ha detto Tamir Barelko, uno dei co-fondatori del progetto imprenditoriale nato per aiutare i sopravvissuti al devastante attacconel sud di Israele. “Volevo fare qualcosa di reale, una iniziativa che permettesse alle persone di ricostruire anche se stesse. Sette delle comunità più colpite avranno ciascuna una sede gestita dai propri residenti evacuati, tutte funzioneranno come pop-up, senza canone di affitto per i primi sei mesicon la possibilità di continuare a operare in seguito. Ogni locale potrà assumere circa 10 membri come personale, tutti provenienti dalla comunità rappresentata in quella sede, il gestore guadagnerà il 15% dei profitti come incentivo al successo”. Ogni Cafe Otef offrirà lo stesso menu di pasticcini e panini ideato dallo chef e food writer Ruti Russo. I negozi vendono articoli regalo prodotti e realizzati in varie comunità di confine con Gaza, tra cui ceramiche a forma di fiori di anemone rosso, barattoli di miele e marmellata, magliette e libri. Il caffè viene servito in bicchieri di carta, con la schiuma che riporta il messaggio: ‘Prospereremo di nuovo’.
Nella zona di Florentin il secondo Cafe Otef è gestito dai residenti del kibbutz Re’im evacuati in un hotel a Eilat e poi trasferititutti insieme in un complesso di appartamenti a Tel Aviv. “Volevamo creare unnostro luogo che permettesse di ripensare alle nostre case e alle persone care che abbiamo perso”, spiega Reut. “Le nostre vite non saranno mai più le stesse, ma nel caffè c’è il ricordo di Dvir, di ciò che amava, il caffè restituisce un po’ di sapore dolce alla vita anche dei nostri figli che hanno vissuto il peggio”.