Tel Aviv. Mercoledì 12 maggio. E’ una bellissima giornata, calda e soleggiata. In città la gente va a lavorare: è uno squarcio di quotidianità. Eppure a guardare da vicino qualcosa di diverso c’è…
Da lunedì un crescendo di tensioni partite da Gerusalemme sono culminate con una pioggia di razzi su Tel Aviv e in varie parti del Paese. Le prime sirene sono partite alle 20:45 di martedì sera, poi di nuovo nel cuore della notte alle 3:00 e alle 3:30.
Mercoledì mattina la Start Up Nation si risveglia da uno dei bombardamenti più pesanti dal 2014 e riprende gli affari e il commercio come d’abitudine: ci si reca in ufficio di buon mattino, nessuna chiamata o meeting viene cancellato, i fornai hanno il pane pronto, ristoranti e negozi aprono le serrande per una giornata di lavoro…anche io mi sono svegliata presto, ho partecipato ad un meeting di lavoro e ho vissuto il mio quotidiano come d’abitudine tra lezioni e impegni. Piacere, sono Ada Ottolenghi, una studentessa al secondo anno di Business Economia all’IDC di Herzlyia.
Quest’anno insieme ai miei studi ho iniziato un’internship in un Venture Capital israeliano, theDOCK. Quando martedì mattina ho notato che nessun appuntamento della settimana era stato spostato o modificato, ero molto sorpresa. Incuriosita ho deciso di parlare di etica del lavoro con Nir Gartzman, uno dei due Fondatori e Managing Partners della compagnia. Nir mi spiega che “è il ruolo e il dovere dei cittadini israeliani non arruolati nell’esercito assicurarsi che tutte le attività lavorative e le infrastrutture essenziali procedano e operino in normalità” aggiunge “è il minimo che possiamo fare per dare il nostro contributo in tempi difficili, sarebbe troppo facile decidere di prendersi un giorno di riposo!”
Tuttavia gli faccio notare che si percepisce un’atmosfera diversa, un’atmosfera di tensione, la gente è più allerta ma la vita continua. Com’è possibile chiedo, e Nir mi risponde “è questa la grande forza degli israeliani, resilienza, è parte del nostro DNA” mi spiega “la gente sa come costruire barriere mentali e distinguere il livello personale dal livello societario di bene comune; è così che ognuno di noi si sveglia comunque la mattina e fa il proprio dovere anche se la sera prima temeva per la propria vita”.
Da decenni le comunità israeliane sono bersagli di attacchi terroristici e da decenni queste stesse comunità scelgono di crescere e prosperare affrontando e superando periodi di difficoltà invece che bloccarsi nel terrore.
Chi non ha familiarità con la storia di Israele vedrà dell’incredibile e assurdo in questo conflitto di realtà: una nazione sotto attacco e in stato di allarme alla sera ma una popolazione che ciononostante si sveglia la mattina dopo e continua a vivere la vita di tutti i giorni.
Questa, per disdetta e per fortuna, è la realtà di vita di uno Stato che lotta per la propria esistenza dal giorno in cui è stato dichiarato tale; questa è la realtà di una popolazione che davanti alla scelta tra paura e vita sceglie sempre e comunque, tutti i giorni, la vita.