109 nuovi immigrati dal Kazakistan sono arrivati all’aeroporto di Tel Aviv e si apprestano a celebrare il capodanno ebraico nei centri di accoglienza dell’Agenzia Ebraica. Ad accoglierli il Direttore mondiale del Keren Hayesod Sam Grundweg.
Lo Stato del Kazakistan è il secondo, per estensione, dopo la Russia, ad essere sopravvissuto al crollo del colosso sovietico e occupa, da solo, il 12 per cento del territorio dell’ex URSS. Questo vastissimo territorio, per lungo tempo dominato dai mongoli, fu annesso dall’allora impero zarista solamente nel XVIII secolo e reclamato dalla repubblica comunista nel 1920.
La storia della comunità ebraica kazaka comincia con la creazione della Via della Seta, e con il transito dei commercianti tra Occidente ed Oriente per acquistare seta e spezie per poi rivenderle nei mercati europei.
Sul percorso dell’immensa via commerciale si trovavano ben 5 sinagoghe e molti ebrei si fermavano a vivere in prossimità, formando le comunità locali.
Gli ebrei che si stabilirono nel paese nel XVIII secolo furono inviati dagli zar come funzionari, spesso soldati, al fine di crearvi una burocrazia e al fine di amministrarlo.
Con la Seconda Guerra Mondiale la popolazione ebraica crebbe ulteriormente grazie alle migliaia di individui che scappavano dal fronte e dai territori che progressivamente cadevano sotto il dominio nazista.
Con la fine della Guerra la situazione gli ebrei si trovarono a dover reprimere ogni segno esteriore della loro religiosità per le nuove persecuzioni religiose attuate dal regime comunista.
Oggi vivono nel territorio kazaro circa 34.000 ebrei la maggior parte dei quali nella capitale Nur-Sultan e nelle grandi città.
Una interessante comunità ebraica che possiede dei tratti peculiari e una forte identità, a sé stante rispetto alle comunità askenazite locali, è quella dei “Lakhloukh”. I nuclei ebraici che vi appartengono vivono a Nur-Sultan e parlano ancora, correntemente, l’aramaico. Anche dagli altri ebrei, sono chiamati gli Ebrei della Georgia
Ma provengono dalla ex Persia di cui mantengono con grande devozione le usanze che diversamente verrebbero irrimediabilmente perdute.
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