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    ISRAELE

    Baby boom in Israele: i tassi di natalità sono in aumento

    Nonostante la guerra e le difficoltà iniziate con l’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023, Israele sta assistendo ad un forte aumento dei tassi di natalità, elemento che si caratterizza in particolare tra le famiglie ebraiche, secondo le ultime statistiche sulle nascite per il 2024. I tassi di natalità della popolazione araba sono invece in diminuzione. I dati del 2024 presentano un quadro interessante: circa 134.000 nascite, contro le 131.000 del 2023 e le 132.000 del 2022. La decisione di mettere al mondo un figlio è una chiara espressione di ottimismo. Nonostante le difficoltà e le sfide, il numero di nascite è aumentato, dimostrando che la società israeliana è più resiliente e fiduciosa di quanto tendiamo a pensare.

    Le tendenze complete dei tassi di natalità non sono ancora chiare, poiché i dati demografici completi devono ancora essere rilasciati. Per ottenere un quadro esaustivo, dovranno essere esaminati fattori come la distribuzione per età all’interno della popolazione, in particolare tra le donne in età fertile. Tuttavia, nonostante la guerra, il servizio di riserva, le divisioni sociali e l’aumento del costo della vita, gli israeliani non sono scoraggiati dal mettere al mondo figli, anzi. La difficile realtà ha rafforzato il desiderio di molti di allargare le proprie famiglie.
    Storicamente, il dopoguerra è stato caratterizzato sempre da un aumento dei tassi di natalità, e anche ora – anche se la guerra è ancora in corso – sembra che le persone stiano scegliendo di avere più figli. Tuttavia, questa spiegazione da sola non è sufficiente. Anche prima della guerra, il tasso di natalità era eccezionale sotto tutti i punti di vista. Mentre nella maggior parte dei paesi occidentali il tasso di natalità è al di sotto della soglia minima necessaria per sostenere la popolazione, nello Stato ebraico si sta verificando la tendenza opposta. Il Paese supera non solo gli stati occidentali, ma anche quelli non occidentali.

    In paesi come l’Iran (1,7) o la Turchia (1,9), i tassi di natalità sono bassi, mentre in Israele il numero medio di figli per famiglia è vicino alla media di tre. Contrariamente alla percezione comune, questo fenomeno non è esclusivo della comunità ultraortodossa. Le famiglie laiche e tradizionali hanno anche più figli rispetto alle famiglie dei paesi occidentali. I bambini non sono solo statistiche, e metterli al mondo non è solo una questione di crescita economica e demografica. La convinzione di avere figli riflette la forza dell’unione familiare, che contribuisce alla stabilità, alla gioia e alla felicità individuale. Infatti, in ogni confronto internazionale, Israele si distingue come un paese orientato alla famiglia, con un’alta percentuale di famiglie e un basso tasso di bambini nati al di fuori di un quadro familiare stabile. Guardando queste cifre, diventa chiaro perché il paese si colloca costantemente tra i paesi più felici del mondo. Dopotutto, la felicità non è solo un’emozione fugace, deriva spesso dalla vita familiare, dall’impegno sociale e dalla solidarietà, che forniscono un senso di scopo e sicurezza anche nei tempi più duri.

    La scelta di molti israeliani di avere figli dimostra che il noto motto “Am Israel Chai” – “Il popolo d’Israele vive” – è più di un semplice slogan. Gli israeliani credono nella vita per questo scelgono, anche in uno dei periodi più difficili della storia dello Stato ebraico, di continuare a creare nuove vite.

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