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    ISRAELE

    Accordo raggiunto tra Israele e Hamas: i primi ostaggi verranno rilasciati lunedì

    Dopo un ritardo di 24 ore, la crisi dell’ultimo minuto che aveva messo a rischio l’accordo sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi sembra essere stata risolta. L’Ufficio del Primo Ministro ha annunciato che il gabinetto si riunirà oggi per approvare l’intesa, seguito da un incontro governativo. Tuttavia, alcune fonti sostengono che l’accordo non sia ancora definitivo e che, contrariamente alle previsioni iniziali, il governo non si riunirà venerdì, bensì sabato sera.
    Questo slittamento posticipa l’inizio del cessate il fuoco e il primo rilascio degli ostaggi a lunedì, in concomitanza con l’insediamento del presidente eletto Donald Trump, che aveva indicato tale data come termine ultimo per il rilascio degli ostaggi. Secondo i termini dell’accordo, tre ostaggi saranno liberati il primo giorno, seguiti da altri quattro al settimo giorno. Il processo di approvazione include anche la pubblicazione della lista dei prigionieri palestinesi destinati al rilascio, seguita da un periodo per la presentazione di eventuali ricorsi all’Alta Corte. Poiché non è possibile presentare ricorsi nel fine settimana, il procedimento potrà iniziare solo sabato sera.
    Sul fronte interno, la coalizione di governo guidata da Benjamin Netanyahu è sotto pressione. Giovedì sera, il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha annunciato che lui e il suo intero partito si dimetteranno in segno di protesta contro l’accordo. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, pur opponendosi all’intesa, non ha ancora minacciato dimissioni immediate, ma ha chiesto che i combattimenti riprendano subito dopo la prima fase dell’accordo come condizione per restare nel governo. Il leader del partito Shas, Aryeh Deri, ha invece dichiarato che tutti gli ostacoli sono stati superati e che l’accordo sugli ostaggi è ormai in corso. Intervenendo alla conferenza annuale di Shas a Gerusalemme, ha riconosciuto le critiche all’accordo all’interno della coalizione: “Capisco l’opposizione, sento questo dolore. Non è facile rilasciare assassini, ma tutti sappiamo quanto sia importante il precetto del riscatto degli ostaggi”.
    Dietro le quinte, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e il suo team hanno lavorato a Doha per ore con i mediatori, analizzando ogni singolo nome dei prigionieri da liberare. L’obiettivo era evitare che nella lista fossero inclusi terroristi considerati inaccettabili dai servizi segreti israeliani, ovvero figure simboliche che potrebbero rafforzare Hamas o ispirare nuovi attacchi terroristici. Questo ha causato un ritardo nella delegazione israeliana a Doha, ma ha anche permesso di consolidare l’accordo. Omer Dostri, portavoce del primo ministro israeliano, ha spiegato che uno dei punti di contesa riguardava la presenza delle forze israeliane nel Corridoio di Philadelphi. Hamas aveva richiesto modifiche alla disposizione delle truppe lungo l’asse durante il cessate il fuoco, ma secondo un funzionario israeliano si trattava solo di un “braccio di ferro dell’ultimo minuto”, e l’accordo è ormai “irreversibile”.

    Anche il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha confermato che “ci sono ancora alcuni dettagli da risolvere, e stiamo lavorando intensamente su questo proprio ora”. Secondo un funzionario statunitense citato da Reuters, sia l’inviato di Biden per la regione, Brett McGurk, sia l’inviato di Trump, Steve Witkoff, si trovano ancora a Doha per definire gli ultimi dettagli dell’intesa.

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