Michael Levy sta andando in giro per il mondo per
condividere la tragica storia di suo fratello Or (33 anni), preso in ostaggio
da Hamas e di sua cognata Einav Elkayam (32 anni), assassinata dai terroristi
il 7 ottobre. In questi giorni si trova a Roma, dove incontra anche papa
Francesco.
Ci racconti di
Or e di Einav.
Or ed Einav lavoravano tanto e sono i genitori di
Almog, un bambino di 2 anni. Volevano svagarsi un po’. Così sabato 7 ottobre
alle 5.30 hanno lasciato Almog ai genitori di Einav e sono andati al Nova
Festival. Sono arrivati alle 6.30, pochi minuti prima che iniziasse l’inferno.
Dopo aver sentito le sirene, ci hanno scritto per dirci che stavano tornando
indietro. Sfortunatamente hanno dovuto fermare la macchina e sono corsi verso
un rifugio antibomba. Il giorno dopo abbiamo visto la loro macchina in una fotografia
pubblicata sui giornali. Le portiere erano ancora aperte. Dal rifugio Or ha
chiamato nostra madre. Era terrificato. Mia madre gli ha chiesto “Or, cosa
succede? Stai bene?”. Or le ha risposto “Mamma, non puoi sapere cosa sta
succedendo qui”. È l’ultima cosa che ci ha detto.
Cosa volete
comunicare di Or?
Voglio che si sappia che Or è una persona reale. Non
è solo un volto o un numero. È un padre, un figlio, un fratello. Ha degli amici
e una famiglia. Manca a tutti e lo rivogliamo a casa. Abbiamo bisogno che tutti
ci aiutino. Non ha fatto niente di male. Voleva solo divertirsi con sua moglie.
Ha 33 anni ed è stato rapito. Suo figlio è di fatto un orfano.
Come avete
saputo che è stato preso in ostaggio? Cosa è successo ad Einav?
Ho visto alcuni video di terroristi che si
dirigevano verso il rifugio. Hanno lanciato granate ed hanno sparato
all’interno. Durante l’attacco Einav è stata uccisa insieme ad altre diciasette
persone. In uno dei video si vedevano alcuni terroristi mentre rapivano quattro
persone che si trovavano dentro al rifugio. Non ho riconosciuto Or. Mio
fratello era disperso. Il mercoledì successivo l’esercito ha comunicato alla
famiglia di Einav che era stata assassinata e otto giorni dopo l’esercito si è
presentato a casa dei miei genitori e ci ha detto che Or era uno dei civili
rapiti dai terroristi. Non ci hanno detto niente sulle sue condizioni, se era
ferito, non sappiamo altro.
Almog, il
figlio di appena 2 anni, dove si trova?
Almog sta un po’ dai miei genitori e un po’ dai
genitori di Einav. Ci chiede della sua mamma e del suo papà. Gli mancano.
L’altro giorno mio fratello gli ha letto un libro che finisce con un bambino
che incontra la mamma e l’abbraccia. Almog ha preso il libro ed ha abbracciato
il libro. Come puoi spiegare ad un bambino di 2 anni che non vedrà mai più sua
madre?
Com’è Or?
Or è uno di quei geni fastidiosi. È sempre stato un
autodidatta, veramente un genio! Da bambino si divertiva a smontare oggetti e a
riassemblarli. Ha imparato da solo a programmare ed è diventato un
programmatore senior e leader di una squadra in una startup di grande successo.
Einav invece era una senior designer in una multinazionale. Vivevano il sogno
israeliano.
Avete ricevuto
aggiornamenti regolari dal governo sull’andamento delle negoziazioni o
informazioni rilevanti sul rilascio degli ostaggi?
Non abbiamo avuto aggiornamenti sulle negoziazioni
per il rilascio degli ostaggi. L’ufficiale dell’esercito, nel frattempo, è
diventata un membro della nostra famiglia. Tutte le mattine le scrivo “Ci sono
novità? Sta succedendo qualcosa?”. La risposta è sempre “Sfortunatamente no”.
Cosa può fare
l’opinione pubblica per sostenere le famiglie e per aiutare nella liberazione
degli ostaggi?
Dobbiamo mantenere alta la pressione sul governo,
sull’esercito, sui media per riportare gli ostaggi a casa il prima possibile. È
questo il motivo per cui mi trovo qui e per cui viaggio in tutto il mondo per
parlare con i media, i giornali, in tv, con i rappresentanti dei governi. Per
tenere alta la pressione su Hamas e vedere gli ostaggi liberi. In questo
soggiorno romano incontriamo il papa. Speriamo che ci possa aiutare.
Senti il
sostegno del Paese?
Sentiamo il sostegno del Paese, ma l’aiuto reale
sarebbe se riavessimo Or a casa. Mi aspetto che il governo e il Paese ci
aiutino. L’amore ed il sostegno che riceviamo dall’ufficiale dell’esercito e da
civili che non conosciamo è incredibile.
Cosa pensi di
come il governo sta gestendo il rilascio degli ostaggi?
Penso che non ne sappiamo abbastanza. Le
negoziazioni sono segrete. Sappiamo che il governo sta facendo del proprio
meglio per aiutarci a far tornare gli ostaggi. Mi concentro su questo e resto
positivo.
Quale
messaggio vorresti lanciare a tuo fratello?
Se Or mi potesse sentire, vorrei che sapesse che
siamo forti e che stiamo facendo di tutto per aiutarlo a tornare a casa. Nel
frattempo stiamo aiutando Almog, lo amiamo e cerchiamo di renderlo felice come
possiamo.