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    Verso la transizione energetica. Intervista a Nicola Lanzetta, Direttore Italia di Enel

    Le cronache ci parlano spesso delle conseguenze dell’attualità internazionale sulla situazione energetica, con effetti sulla sicurezza, sulla disponibilità di materie prime, sull’economia. Per cercare di capire quali siano alcuni aspetti di questa ampia e complessa tematica, in vista anche di una transizione green, Shalom ha intervistato Nicola Lanzetta, Direttore Italia di Enel.

     

    Cosa significa oggi parlare di sicurezza e di indipendenza energetica e perché è particolarmente importante?

    La crisi in Ucraina ha messo in luce come dipendere eccessivamente dalle importazioni estere per soddisfare il fabbisogno energetico di Italia ed Europa rappresenti un rischio per la sicurezza, per le nostre economie e per i cittadini. Penso che mai come in questa occasione ci sia stata una presa di coscienza collettiva sull’importanza dell’energia. Abbiamo visto aumenti incontrollati dei prezzi e l’arrivo dell’inverno è stato elemento di preoccupazione per gli approvvigionamenti: situazioni che dopo un anno non sono ancora risolte e che sembravano impensabili fino a pochi mesi prima. 

     

    Come è garantita la sicurezza energetica nel nostro Paese?

    Nel breve termine quello che si sta facendo è aumentare gli stoccaggi di gas, diversificare le fonti di approvvigionamento e puntare su altre fonti disponibili per sopperire al fabbisogno energetico. Ma serve un cambio di passo che ci metta al riparo da questa e da altre crisi. Bisogna ridurre il ruolo del gas nel nostro mix energetico, facendo crescere significativamente quello delle rinnovabili, che sono naturalmente disponibili, quindi favoriscono sicurezza e indipendenza. Non solo: abbassano i costi delle bollette, permettono, attraverso l’elettrificazione, di decarbonizzare i consumi finali, creano lavoro e ovviamente fanno bene all’ambiente. Bisogna intervenire anche sui consumi finali, favorendo il passaggio al vettore elettrico per diversi usi, ad esempio per il riscaldamento. Visto che il gas sarà ancora necessario per alcuni anni, dobbiamo anche diversificare le fonti di approvvigionamento e ampliare ulteriormente i potenziali fornitori di gas sganciandoci dalla dipendenza fisica dei gasdotti e puntando sul trasporto via nave del GNL [Gas Naturale Liquefatto, ndr], e quindi sui rigassificatori.

     

    Quale contributo offrono le grandi aziende del settore?

    Il ruolo di un’azienda come Enel è guidare la transizione energetica e garantire che questa crei valore condiviso. Il nostro piano strategico va in questa direzione. Restando sul discorso dell’indipendenza, abbiamo la possibilità di creare una filiera europea in grado di competere a livello globale. Non è un sogno: stiamo lavorando per trasformare la nostra fabbrica di pannelli fotovoltaici 3Sun, a Catania, nella più grande Gigafactory d’Europa, e lì produrremo pannelli di ultima generazione con la massima efficienza oggi possibile. Un ulteriore contributo che le aziende possono offrire è mettere a disposizione dei cittadini gli strumenti per essere loro stessi protagonisti della transizione energetica e per affrancarsi dalla dipendenza energetica. Alla nostra rete sono già connessi oltre un milione di prosumer, privati che hanno deciso di dotarsi di impianti di produzione da fonti rinnovabili. Forniamo a persone, imprese e pubbliche amministrazioni soluzioni per ridurre i consumi di case, attività e città, dalle pompe di calore a pannelli fotovoltaici abbinati a sistemi di accumulo, mobilità elettrica, lampioni intelligenti.

     

    Come può essere favorita la crescita dell’uso delle energie rinnovabili nel nostro Paese?

    Circa 8/10 anni fa installavamo potenza rinnovabile in una quantità significativamente superiore a oggi. I motivi del rallentamento sono le difficoltà burocratiche, che hanno reso più complesso realizzare impianti, e la cosiddetta sindrome del nimby, “not in my backyard”, per cui tutti vogliamo energia rinnovabile, ma non vogliamo vengano messi pannelli o pale vicino a casa nostra. E questo è un forte limite che dobbiamo superare.

     

    Enel è presente anche nella realtà israeliana: come si concretizza questa collaborazione e quali potenzialità si possono sviluppare?

    Dal 2016 lavoriamo con l’ecosistema dell’innovazione israeliano con start-up locali in settori come cybersecurity, fintech, manutenzione preventiva, automazione, rinnovabili e mobilità elettrica. Recentemente abbiamo inaugurato proprio in Italia, in Toscana, un sistema di accumulo termico basato su rocce sviluppato dalla start-up Brenmiller. Un esempio concreto di come questa collaborazione possa contribuire alla transizione energetica e al raggiungimento di sicurezza e indipendenza energetica.

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