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    Una tecnologia sviluppata dal Technion rivoluziona l’ottica spaziale

    Grazie ad una innovativa tecnologia, sviluppata dal Technion – Israel Institute of Technology, l’astronauta israeliano Eytan Stibbe è riuscito a realizzare la prima lente ottica ‘liquida’ nello spazio.

    Il progetto, denominato FLUTE (Fluidic Telescope Experiment), si basa sulla tensione superficiale dei fluidi e ha come obiettivo produrre direttamente nello spazio componenti ottici per telescopi, come lenti e specchi, fino a cento volte più grandi degli attuali. 

    “Nessun sogno è irraggiungibile. – ha detto Moran Bercovici, professore di Ingegneria Meccanica del Technion – Per il nostro team e per i collaboratori del Centro di Ricerca Ames della NASA, è stato letteralmente ‘fuori dal mondo’ osservare l’esperimento nello spazio e vedere Stibbe iniettare il liquido in telai circolari, formando così lenti ‘liquide’ che, grazie alla polimerizzazione, sono diventate solide”.

    “Tutto l’hardware ha funzionato perfettamente e l’esecuzione dell’esperimento è stata impeccabile. – ha aggiunto Bercovici – Uno dei polimeri utilizzati ha prodotto lenti belle e lisce. Un altro ha sviluppato ciò che l’astronauta ha chiamato ‘crateri sulla luna’, qualcosa che non avevamo riscontrato nei test sulla Terra”. 

    “Quindi abbiamo ottenuto – ha concluso il professore – anche più di quanto potessimo sperare: non solo la dimostrazione concreta che il metodo funziona nello spazio, ma anche interessanti quesiti scientifici che ci aiuteranno a sviluppare ulteriormente il progetto”.

    In un futuro non molto lontano, il più potente telescopio spaziale esistente, il James Webb della NASA, potrebbe essere sostituito da telescopi a lenti ‘liquide’ cento volte più grandi, in grado di catturare immagini, che oggi non possiamo neanche immaginare.

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