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    STRALLO: UN TEMPO LO TENEVANO D’OCCHIO I MARINAI

    L’ingegneria del calcestruzzo precompresso ha imitato le attrezzature delle antiche navi e degli scafi ultramoderni per grandi competizioni, quali la Coppa America e l’Ocean Race, tuttora utilizzate anche nelle normali imbarcazioni da vacanza sportiva sul mare, adottandone la terminologia e perfino le soluzioni statiche. Dunque potrebbe essere utile anche per i lettori del nostro magazine conoscere qualcosa di un termine tecnico della marineria a vela – strallo – che oggi è purtroppo arrivato all’improvviso sui giornali, nelle news televisive a flusso continuo, nei talk show più o meno attendibili. Il cordoglio e la solidarietà verso le vittime di una spaventosa sciagura, inaspettata per la gente comune e per i lavoratori che ogni giorno percorrono la rete viaria nazionale, la necessaria opera di aiuto concreto per gli sfollati che perdono tutto, la mobilitazione collettiva per la città di Genova che rischia una crisi economica di sistema, non si devono certo banalizzare e appiattire su qualche notazione di colore proposta da un appassionato degli oceani come chi scrive. Ma oggi non pochi italiani hanno indossato la toga del giudice. Si sono dapprima improvvisati analisti delle infrastrutture e tecnici del cemento armato, poi in inquisitori a caccia di colpevoli, e infine in avvocati astutissimi. Avvocati capaci di salvare la collettività nazionale dal pagamento di penali miliardarie, previste se si recede da certi contratti di servizio. Tornare sul mare ci porterà aria meglio respirabile. Di paterazzi, stralli e trefoli dovevano intendersene parecchio i marinai ebrei che cinquecento anni fa correvano il Mediterraneo al servizio del Sultano (come Sinan l’Ebreo, detto il Giudeo di Smirne). Non mancarono neppure i pirati dei Caraibi quali Samuel Palache (olandese, che il folklore ebraico di Barbados raccontava rav titolato), e i fratelli Abraham e Moses Cohen Enriques. Moses catturò nel 1628 un’intera flotta spagnola, con il carico d’oro e d’argento. Leggiamo dunque alla voce “strallo” sul Vocabolario Treccani: ‘Nell’attrezzatura navale, manovra dormiente (fissa), generalmente di cavo d’acciaio, che sostiene ciascun albero verso prora, in contrasto con le sartie e i paterazzi (ma talvolta nella nautica da diporto è chiamato “strallo di poppa” lo stesso paterazzo): è incappellata alla testa di ciascuno dei tronchi che compongono l’albero, tesata verso il basso, e giace nel piano verticale longitudinale della nave’. Strallo, insomma, nel lessico di tutti giorni equivale a tirante. Un tirante d’acciaio. Riccardo Morandi fu un ingegnere di genio, l’Italia gli deve prestigio tecnologico nel mondo e costruzioni impressionanti anche sotto il profilo estetico. Abbiamo letto e ascoltato che l’acciaio dei suoi ponti fu inserito all’interno di tiranti costruiti in cemento. Tutti possono sbagliare. Comunque oggi sui ponti autostradali transitano enormi TIR che pesano decine di tonnellate. Li percorrono ogni anno decine di milioni di automobili. I ponti erano progettati per sopportare il traffico degli anni ’70 del secolo passato. Gli dei dell’economia impongono il risparmio sul costo della manodopera e delle manutenzioni. La nostra tradizione insegna che gli dei sono falsi, sempre e comunque. Non si tratta di fatalità.

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