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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Vaetchanàn: Nonno e nipote

    Nel 1936, arrivato da poco negli Stati Uniti, rav Yitzchak Hutner (Varsavia, 1906-1980, Gerusalemme) scrisse un articolo intitolato “Public Opinion and Jewish Education”, pubblicato nella rivista Young Israel Viewpoint. In un passo egli affermò che “…l’esperienza del Sinai […] è la pietra miliare dell’esistenza del popolo ebraico”.
    La fonte di questa affermazione la troviamo in questa parashà dove è scritto: “Soltanto guardati bene e sta molto attento a non dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto e che non si dipartano dal tuo cuore tutti i giorni della tua vita; anzi le farai conoscere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli, il giorno cioè in cui ti presentasti davanti all’eterno tuo Dio a Chorev, allorquando l’Eterno mi disse: Radunami il popolo e gli farò sentire le Mie parole affinché imparino a temermI tutti i giorni che vivranno sulla terra e che essi faranno poi apprendere ai loro figli” (Devarìm, 4: 9-10).
    R. Joseph Beer Soloveichik (Lituania, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (Devarìm, pp. 32-33) osserva che lo studio della Torà è una continuazione della rivelazione del Sinai. Lo scopo della lettura pubblica della Torà nella sinagoga non è solo quello di insegnarne il contenuto, ma anche quello di organizzare un incontro con l’Eterno per ricreare in qualche modo l’esperienza dei nostri antenati al Monte Sinai. Ogni lettura della Torà rappresenta una nuova donazione della Torà. L’esperienza della rivelazione viene rievocata ogni qualvolta la Torà è presa fuori dall’arca per la pubblica lettura.
    Quando una persona viene chiamata alla lettura della Torà, prima di recitare la benedizione “Che ci ha scelto tra tutti i popoli e ci ha dato la sua Torà”, deve dire “Benedite il Signore, Egli è il solo degno di benedizione”. Perché non recitare subito la benedizione? Il motivo, spiega r. Soloveitchik, è che la lettura della Torà contiene un elemento della rivelazione della Shekhinà, la Presenza divina, e ogni qualvolta gli uomini sentono la Presenza del Santo Benedetto sono obbligati a santificarne il Nome e a lodarlo, come è detto nel libro delle Cronache (I, 16:33): “Acclamino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene a giudicare la terra”.
    Riguardo alle parole “le farai conoscere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli”, r. Yehoshua’ ben Levi (II-III sec. E.V.) citato nel trattato talmudico di Kiddushìn (30a), disse che l’atto di insegnare Torà al figlio del figlio è paragonato a un insegnamento ricevuto direttamente dal Monte Sinai. Da qui impariamo che vi è un elemento addizionale nell’insegnare Torà ai propri nipoti.
    Va notato però che il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) scrive che l’obbligo di insegnare Torà al figlio precede ed è superiore a quello di insegnare Torà al nipote. Se è così perché quindi r. Yehoshua’ Ben Levi paragona solo l’esperienza di insegnare Torà al nipote a quella del Monte Sinai e non dice lo stesso quando si insegna al proprio figlio?
    Per rispondere a questa domanda r. Soloveitchik cita il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) il quale riguardo al versetto con le parole “ai figli e ai figli dei tuoi figli” afferma che vi sono due comandamenti: il primo è quello di non dimenticare la rivelazione del Sinai, il secondo è quello di passare l’esperienza alle successive generazioni. Questo secondo comandamento è indipendente dall’obbligo di insegnare Torà. Il Maimonide sostiene invece che il comandamento di passare l’esperienza del Sinai fa parte di quello di insegnare Torà.
    Sulla base di quello che afferma il Nachmanide, r. Soloveitchik suggerisce quindi che riguardo all’obbligo di insegnare Torà, il figlio ha la precedenza nei confronti del nipote. Tuttavia riguardo all’obbligo di passare la memoria della rivelazione del Sinai il legame tra nonno e nipote è più forte perché il nonno è più vicino al Sinai. E questo è il motivo per cui R. Yehoshua’ Ben Levi paragonò in modo particolare l’insegnamento della Torà al nipote a colui che ha ricevuto la Torà al Monte Sinai.

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