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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Tzav: L’ebreo del “Dayenu”

    Nella parashà della settimana la sezione che elenca i sacrifici termina con le parole: “Questa è la legge degli olocausti, delle offerte farinacee, dei sacrifici di espiazione…” (Vaykrà, 7:37)

    Rav Yosef Shalom Elyashiv (Lituania, 1910-2012, Gerusalemme) in Divrè Aggadà (p. 204) inizia il suo commento alla parashà citando un passo dal Midràsh (Vaykrà Rabbà, 3:5).

    Il re Agrippa (regnò in Giudea tra gli anni 41 e 44 dell’Era Volgare) voleva sacrificare mille olocausti in una giornata. Mandò a dire al Kohen Gadol: “Oggi che nessun al di fuori di me porti [un’offerta]”. Un certo povero venne con due tortore in mano. Disse al Kohen Gadol: “Sacrifica queste”. Il Kohen Gadol gli rispose: “Il Re mi ha comandato e mi ha detto: Oggi che nessun altro al di fuori di me porti [un’offerta]”. Il povero rispose: “Mio signore Kohen Gadol, ogni giorno catturo quattro [uccelli] e ne sacrifico due e mi sostengo con due. Se non sacrifichi loro, stai privando il mio sostentamento”. Il Kohen Gadol li prese e li sacrificò. Agrippa ebbe una visione in sogno: L’offerta di un povero ti ha preceduto. Mandò a dire al Kohen Gadol: “Non ti avevo comandato: Oggi che nessun altro al di fuori di me porti [un’offerta]?”. Gli disse: “Mio signore il Re, un certo povero è venuto con due tortore in mano. Mi ha detto: Sacrifica queste”. Gli dissi: “Il Re mi ha comandato e mi ha detto: Oggi che nessun altro al di fuori di me porti [un’offerta]”. Mi ha risposto: “Mio signore, Kohen Gadol, ogni giorno catturo quattro [uccelli] e ne sacrifico due e mi sostengo con due. Se tu non li sacrifichi, stai privando il mio sostentamento. Non avrei dovuto sacrificarli?”. Il Re gli disse: “Tutto quello che hai fatto, l’hai fatto bene”.

    Rav Elyashiv commenta: riguardo al sacrificio di quel povero è scritto nei Tehillìm (Salmi, 22:25): “Che (il Signore) non disprezza né disdegna l’afflizione del misero”. Poi aggiunge: oltre a questo c’è un altro tipo di sacrifici. Quando Caino offrì il suo, nella Torà è scritto: “Ma [il Signore] non guardò con favore Caino e la sua offerta” (Bereshìt, 4:5). Nel Midràsh (Tanchumà, 9) è raccontato che Caino portò “dai frutti della terra, ossia gli avanzi del suo pranzo”.

    Da qui impariamo che vi sono tre tipi di sacrifici: il sacrificio di Agrippa, quello del povero citato nel Midràsh e quello di Caino. Quello del povero che crede che se non me lo sacrifichi mi privi del mio sostentamento; quello di Agrippa, certamente al di fuori del normale, ma che non presenta alcuna difficoltà perché di animali ne aveva a bizzeffe, e infine quello di Caino, gli avanzi del pranzo.

    Elyashiv cita il trattato Menachòt (110a) dove r. Shim’on figlio di Lakish cita il versetto della nostra parashà: “Questa è la legge degli olocausti, delle offerte farinacee, dei sacrifici di espiazione…” …” e dice: chi si occupa di Torà è come se portasse olocausti, offerte farinacee, sacrifici di espiazione…”.

    Su questo passo r. Elyashiv commenta: anche su chi si occupa di Torà vi sono tre categorie di persone.  Ci sono coloro che si dedicano [allo studio e all’osservanza] della Torà e che si comportano cosi sapendo che il benessere e il sostentamento della famiglia deriva dal merito della Torà per la quale fanno sacrifici. E grazie a questo loro i figli vanno per la strada del bene e del giusto.

    Ci sono coloro che dedicano parte del loro tempo alla Torà ma non sono disposti a rinunciare al loro standard di vita.Infine ci sono coloro che “sacrificano gli avanzi del pranzo”. Costoro quando tornano a casa dalla giornata di lavoro si dedicano a tante cose e solo alla fine si ricordano che dovevano andare a una lezione di Torà e arrivano un quarto d’ora prima della fine. Proprio come il sacrificio di Caino. Persone di questo genere, che per le cose spirituali si accontentano di poco, sono gli ebrei del “dayenu” (il “ci sarebbe bastato” della Haggadà di Pesach). Nello studio e nell’osservanza della Torà non bisogna mai dire “dayenu”. Ne va del nostro futuro e di quello dei nostri figli. Auguri di buon Pesach a tutti.

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