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    Parashà di Shelàkh: Esploratori e spie

    In questa parashà viene raccontato cosa avvenne prima, durante e dopo il viaggio dei dodici rappresentanti delle tribù d’Israele inviati da Moshè, su richiesta del popolo, per esplorare la terra di Canaan. Al loro ritorno, dopo quaranta giorni, essi vennero da Moshè e da Aharon e da tutta l’assemblea d’Israele: “Gli raccontarono e dissero: Siamo arrivati nel paese  dove ci avevi mandato ed esso è davvero un paese stillante latte e miele come puoi vedere dai suoi frutti.  Tuttavia (efes) il popolo che abita nel paese è aggressivo, le città sono vaste  e  fortificate. Inoltre abbiano visto lì anche i discendenti dei giganti. ‘Amalèk abita nel meridione, i chittiti, i gebusiti e gli emorei abitano nella regione montana e i canaaniti abitano sulla costa e lungo il Giordano” (Bemidbàr, 13: 27-29).

                R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (p. 103) fa notare  che tutti i commentatori si domandano quale sia stato il peccato degli esploratori. Infatti Moshè era stato molto esplicito nelle sue istruzioni e aveva detto loro: “Andate a nord verso il Nèghev e continuate a nord verso la regione montagnosa; osservate il paese e il popolo che vi abita, se è forte o debole, se è poco o molto numeroso, e se il territorio nel quale abita è buono o meno, e se  le città dove risiedono sono aperte o fortificate (ibid., 17-19).  Per quale motivo le parole degli esploratori generarono un panico nel popolo che rifiutò di continuare la marcia verso la Terra Promessa? Alla fine il rapporto era conforme alle istruzioni ricevute da Moshè! 

                Il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) suggerisce che il peccato degli esploratori era stato di aver aggiunto una parola che cambiava il significato del rapporto. Essi dissero “efes” (tuttavia). Senza quella parola  la storia del popolo d’Israele sarebbe stata differente, Moshè non aveva chiesto agli esploratori di dare un’opinione sulla probabilità  di sconfiggere gli abitanti di Canaan. Moshè aveva chiesto solo una descrizione del paese. 

                Nel libro di Yehoshua’ (cap. 2)  è raccontato che Yehoshua’ prima di attraversare il Giordano, inviò due spie a vedere la città di Gerico e il territorio circostante.  

                R. Leibush Wisser, detto Malbim (Ucraina, 1809-1879) nel suo commento domanda per quale motivo Yehoshua’ inviò delle spie a Gerico senza temere che il risultato della missione sarebbe stato tragico come quello degli esploratori inviati da Moshè. Il Malbim risponde offrendo diverse motivazioni: 1. Gli esploratori di Moshè furono inviati a richiesta del popolo e, quando diedero un rapporto negativo sul paese, il popolo prestò loro fede. 2. Moshè li aveva mandati dal deserto di Paràn che era lontano dal confine della Terra di Canaan e il popolo aveva dei dubbi sulla qualità del paese e sulla possibilità di conquistarlo. Yehoshua’ invece mandò le due spie dal confine del paese, senza alcun dubbio sulla conquista, cercando solo di sapere da quale direzione fosse piu facile conquistare la città.  3. Moshè aveva mandato dodici rappresentanti, uno per tribù, a esplorare; Yehoshua’ mandò due uomini per spiare. L’esploratore va per descrivere il territorio e gli abitanti; le spie vanno per cercare i punti deboli del paese. La necessità  di mandare un rappresentante per tribù fu alla base del fallimento della missione. Per spiare due esperti del mestiere sarebbero stati sufficienti. 4. Yehoshua’ mandò le due spie in segreto. Nessun altro sapeva della missione. 

                Che le due spie fossero esperte del mestiere lo conferma il fatto che entrati a Gerico andarono nel salone della “locandiera” Rachav. In un locale del genere era difficile che fossero riconosciuti come israeliti perché nessuno pensava che degli israeliti andassero in un posto simile. Inoltre il salone di Rachàv era il luogo più adatto per scoprire i segreti del paese perché  Rachàv aveva rapporti con tutti i ministri della città che le raccontavano liberamente i segreti del posto. Al loro ritorno le due spie tornarono non solo con informazioni sulla città e sul territorio circostante ma furono anche in grado di dare un rapporto sullo stato d’animo degli abitanti di Canaan: “E dissero a Yehoshua’: “L’Eterno ci ha dato in mano tutto il paese e tutti gli abitanti del paese si stanno dissolvendo davanti a noi” (Yehoshua’, 2:24).

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