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    Parashà di Mikètz: Yosef non era un Masaniello

    Yosef, malignato dalla moglie di Potifàr che lo accusa falsamente di aver cercato di insidiarla, viene gettato in prigione. Potifàr, pur non credendo alla moglie, deve salvarle la faccia. Yosef passa dodici anni in prigione. La Provvidenza non lo abbandona neppure là. Viene messo in una sezione della prigione dove sono incarcerati coloro che sono stati condannati dal Re. Così Yosef si trova in compagnia di persone di alto rango cadute in disgrazia al palazzo reale. A questo si aggiunge il fatto che il direttore del carcere si rende conto delle doti eccezionali di Yosef e gli affida di fatto la direzione. Dopo dieci anni vengono incarcerati i dignitari incaricati di servire pane e vino al faraone. I due dignitari, dopo una notte disturbata da incubi, raccontano i rispettivi sogni a Yosef. L’interpretazione risulta corretta: uno dei due viene giustiziato e l’altro riabilitato e fatto ritornare alla sua posizione nel palazzo reale. Passano due anni ed è la volta del faraone di avere un incubo e nessuno dei suoi negromanti e saggi è in grado di fornire un’interpretazione accettabile. A questo punto il dignitario al quale Yosef avere predetto che sarebbe stato riabilitato dal faraone, informa il faraone che “Lì [nel carcere] vi era con noi un giovine ebreo, servo del capo dei carnefici; e noi gli narrammo, ed egli c’interpretò i nostri sogni, dando ad ognuno un’interpretazione analoga al suo sogno. Ora, com’egli c’interpretò, così accadde: me, egli [Faraone] rimise nel mio posto, e il collega fu impiccato” (Bereshìt, 41:12-13). 

    Di fronte a questa situazione d’emergenza il faraone decide di chiamare Yosef per interpretare il suo sogno. Così Yosef da un momento all’altro si trova trasportato dal carcere al palazzo reale. Yosef interpreta il sogno del faraone dicendo: “l sogno di Faraone non è che uno. Iddio ha indicato a Faraone ciò ch’egli è per fare. Le sette vacche belle sono sette anni, e le sette spighe belle sono sette anni: il sogno non è che uno. E le sette vacche smunte e brutte che salivano dietro di quelle, sono sette anni; e le sette spighe vuote, aduste da forte vento, saranno sette anni di carestia” (ibid., 25-27).

    Oltre a interpretare il sogno, Yosef consiglia il faraone di nominare un uomo intelligente e saggio che si occupi di accumulare il grano dei sette anni di abbondanza per i sette anni di carestia. 

    R. Naftali Tzvi Yehuda Berlin (Belarus, 1816-1893, Varsavia) nel suo commento Ha’amèk Davàr  scrive che il faraone nominò Yosef a questo incarico perché non c’era dubbio che egli fosse la persona adatta perché aveva interpretato il sogno grazie al suo spirito profetico. Il faraone disse a Yosef che sarebbe stato “sovraintendente della mia casa, e dietro i tuoi ordini si governerà tutto il mio popolo: io non avrò di più di te, fuorché il trono” (ibid. 40). R. Berlin spiega che Yosef fu incaricato a dirigere gli affari di stato come le questioni giuridiche e che sarebbe stato posto al comando dell’esercito (“il mio popolo”). L’uso dell’esercito era necessario perché non vi era sufficiente manodopera per accumulare nei silo del faraone il raccolto dei sette anni di abbondanza. Il faraone diede a Yosef il controllo totale degli affari di stato al punto che Yosef conosceva personalmente anche i funzionari di grado inferiore (“senza il tuo permesso nessuno alzerà né mano, né piede, in tutta la terra d’Egitto”). Il faraone diede a  Yosef il nome  Tzafenàt Pa’anèach. R. Berlin spiega che si tratta di un nome composto da due radici che significano onore () ed equilibrio (nach). Il motivo per cui il faraone gli diede questo nome è che egli era rimasto stupefatto da Yosef. Normalmente chi vive per anni in condizioni miserabili e improvvisamente viene nominato ad assumere una carica assai elevata, non riesce a sopportare il carico della responsabilità e impazzisce o muore. Il faraone vide invece che Yosef uscito dal carcere iniziò a governare il paese senza che nulla cambiasse in lui. Il faraone si rese anche conto che Yosef, nonostante che fosse stato asservito, non aveva assunto affatto il fare sottomesso tipico degli schiavi. Yosef era fatto per governare, solo le circostanze non gli avevano permesso di realizzare il suo potenziale. Per questo fu chiamato Tzafenàt Pa’anèach: uomo nel quale vi è la capacità di governare con equilibrio.

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