La parashà inizia con queste parole: “L’Eterno parlò a Moshè dicendo di parlare con Aharon e di dirgli: “Quando fai ardere i lumi, i sette lumi dovranno spandere la luce verso la parte interna della menorà. E così fece Aharon; egli fece ardere i suoi lumi verso la parte interna della menorà come l’Eterno aveva comandato a Moshè”.
Rashì (Troyes, 1040-1105) apre il suo commento alla parashà citando dei midrashìm che dicono: Per quale motivo il passo della menorà segue immediatamente quello dei capi tribù? [nel quale sono elencati i sacrifici che ognuno di loro portò in occasione dell’inaugurazione del Mishkàn]. Il motivo è che quando Aharon vide cosa avevano fatto i capi tribù per l’inaugurazione si crucciò, perché all’inaugurazione non avevano partecipato né lui né altri della sua tribù [di Levi]. Per questo il Santo Benedetto gli disse: “La tua tribù è destinata a un onore superiore a quello delle altre tribù perché voi accendete e preparate i lumi”.
Il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) commenta che l’Eterno disse a Moshè di dire ad Aharon di non crucciarsi per il fatto di non aver portato dei sacrifici per l’inaugurazione del mizbèach (altare) del Mishkàn, perché nel futuro vi sarà un’altra inaugurazione che verrà fatta esclusivamente dai suoi discendenti. Questo avverrà quando l’Eterno farà miracoli in occasione della rivolta dei kohanìm della famiglia degli Asmonei contro i greci. Dopo la liberazione di Gerusalemme essi accederanno i lumi nel Bet Ha-Mikdàsh. L’accensione dei lumi è una mitzvà più importante dei korbanòt (sacrifici) perché i sacrifici vengono fatti solo quando il Bet Ha-Mikdàsh è in esistenza, mentre i lumi di Chanukkà verranno accesi anche dopo la distruzione del Bet Ha-Mikdàsh. E questo è vero anche per la birkàt kohanìm, la benedizione per il popolo invocata dai kohanìm, che ha luogo fino i nostri giorni. Questo è il motivo per cui questi tre passi appaiono uno dopo l’altro nella Torà: prima quello della birkàt kohanìm, poi quello dei sacrifici dei capi tribù per l’inaugurazione del Mishkàn e infine quello dell’accensione dei lumi della menorà nel Bet Ha-Mikdàsh.
R. Joseph Pacifici (Firenze, 1928-2021, Modiin Illit) in Hearòt e He’aròt (p. 152), soffermandosi sull’affermazione di Rashì che la mitzvà dei lumi è di importanza superiore a quella dei sacrifici, aggiunge che i sacrifici portati per l’inaugurazione del Mishkàn erano un mitzvà che avvenne una sola volta, mentre l’accensione dei lumi è una mitzvà permanente. R. Pacifici fa notare che la mitzvà non è solo quella di accendere i lumi ma anche di prepararli per l’accensione. Un particolare importante è che solo un kohèn può preparare i lumi ma anche un levita o un israelita li può accendere. Da qui impariamo che la preparazione di una mitzvà è più importante della mitzvà stessa; ed è così perché in questo modo si mette in evidenza il modo in cui una persona di appresta a compiere la mitzvà, come un semplice obbligo o con felicità ed entusiasmo. Da qui impariamo anche quanto sia importante introdurre vitalità e felicità nel compimento delle mitzvòt. Ed è soprattutto importante fare sì che i nostri piccoli vedano il modo in cui ci apprestiamo a compiere le mitzvòt, mostrando e dimostrando che le mitzvòt hanno bisogno non solo “del corpo” ma anche “dell’anima”. Ed è con questo spirito che dobbiamo compiere tutte le mitzvòt.