Si è tenuto presso il Centro Ebraico italiano Il Pitigliani il secondo appuntamento del ciclo di “Corpo e Spirito. Dove la scienza incontra la religione”, la serie di conferenze ideate dall’Ospedale Israelitico e realizzate in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica di Roma. In questa occasione si è dibattuto su uno dei temi più controversi e dibattuti del nostro…
IDEE – PENSIERO EBRAICO
Fecondazione assistita e maternità surrogata, tema complesso e dai tanti risvolti
Parashà di Vaerà: Il faraone e gli egiziani furono ingannati da Moshè?
Nel libro di Shemòt vi sono tre versetti nei quali è scritto che al fine di liberare i figli d’Israele dall’Egitto, Moshè avrebbe dovuto chiedere al faraone l’autorizzazione a uscire dal paese e andare per tre giorni nel deserto a servire l’Eterno. Uno di questi versetti appare in questa parashà dove Moshè disse al faraone: “Noi andremo per tre giorni…
Parashà di Shemòt: Qual è la differenza tra la lingua della Torà e le altre lingue?
Il secondo libro della Torà si chiama Shemòt che significa “nomi” e che inizia con queste parole: “E questi sono i nomi dei figli d’Israele venuti in Egitto...” (Shemòt, 1:1). Gedalià Schorr (Polonia, 1910-1979, Brooklyn) in unaderashà trascritta in Or Gedalyahu (pp. 1-4), disse che tutta la parashà tratta l’argomento dei nomi. Inizia con i nomi delle tribù e continua con il nome di Moshè [che gli diede…
Parashà di Vayechì: Perché Efraim e Menascè furono considerati figli di Ya’akov?
In questa parashà viene raccontato che Ya’akov, prima di dare il suo testamento spirituale e le sue benedizioni ai figli, fece chiamare il figlio prediletto Yosef che lo venne a visitare con i due figli Menashè ed Efraim. Ya’akov si rivolse a Yosef e gli disse: “Ora, i tuoi due figli che ti sono nati in terra d’Egitto fino a che io…
Parashà di Vaigash: Come portare buone notizie
Dopo aver ritrovato Yosef e ricevuto da lui l’ordine di raccontare al padre che era vivo ed era il governatore d’Egitto, i fratelli avevano un grosso problema da risolvere. Come raccontare al vecchio padre Ya’akòv che Yosef era vivo senza che gli venisse un colpo e morisse. La cosa non era facile. R. Moshè Alshich (Adrianopoli, 1508-1593, Safed) nel suo commento Toràt Moshè cita un…
Il digiuno del 10 di Tevet: un momento per riunirsi e pregare
Il 10 di Tevet segna sul calendario ebraico un giorno di lutto, in quanto ricorda l’inizio dell’assedio babilonese a Gerusalemme, che portò alla prima distruzione del Bet haMikdash nel 586 a.e.v. Il digiuno viene annunciato lo Shabbat precedente citando le parole del profeta Zekharià (8:19): "Questi giorni di digiuno saranno per la casa di Yehudà di gioia e di allegria e…
IA, cybersecurity, privacy
Il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni è intervenuto alla Farnesina durante l'incontro di tutti gli ambasciatori italiani sul tema dell’Intelligenza Artificiale e della Cybersecurity.Inaugurata solennemente da un intervento del Presidente della Repubblica Sergo Mattarella, l’iniziativa è stata seguita da questa prima sessione, dedicata appunto all’Intelligenza artificiale e alla Cybersecurity. Sono intervenuti il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il…
Parashà di Mikètz: Yosef conosceva il proprio valore
Yosef era stato chiamato dai fratelli “ba’al ha-chalomòt”, il sognatore. Che i suoi sogni fossero veri e che si realizzassero lo impariamo da questa parashà. Un altro dono naturale di Yosef era quello di sapere interpretare i sogni degli altri. Questo dono si rivelò utile quando fu rinchiuso nella prigione dove si trovavano i prigionieri del re. R. Naftali Tzvi Yehuda Berlin (Belarus,…
Parashà di Vayèshev: Perché Yosèf insistette nel raccontare i suoi sogni?
R. ‘Ovadià Sforno (Cesena, 1475-1550, Bologna) nel suo commento alla Torà afferma che Yosèf, nonostante fosse l’undicesimo fratello, istruiva i fratelli maggiori su come prendersi cura del gregge. È poiché era solo un ragazzo di diciassette anni, anche se era il più intelligente di tutti, peccò nel raccontare al padre gli errori dei fratelli e poi i suoi sogni. La sua…
Parashà di Vaishlàch: La guerra contro la città di Shekhèm
Nella parashà è raccontato che “Ya’akòv, al ritorno da Padàn Aràm, giunse incolume alla città di Shekhèm nella terra di Canaan, e si stanziò di fronte alla città. Acquistò per cento monete d’argento dai figli (del re) Chamòr, padre di Shekhèm, la parte del campo dove aveva piantato la sua tenda. Là costruì un altare presso il quale proclamò Dio, è il…