Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Nassò: Il giusto mezzo, ma non sempre

    R. Hershel Schachter (Scranton, 1941) in Insights and Attitudes (p. 180) fa notare che il trattato di Sotà, dove si parla della moglie sospettata di aver tradito il marito (chiamata appunto sotà, ovvero traviata), segue il trattato di Nazìr, che tratta di chi fa voto di diventare nazireo e di non bere vino né di tagliarsi i capelli per un intero mese. I maestri del Talmud nel trattato Nazìr spiegano che questa vicinanza tra i due trattati è basata sui versetti della nostra parashà dove le sezioni che trattano della moglie sospettata di tradimento e del nazireo sono vicine l’una all’altra. Il motivo per questa giustapposizione è spiegato dai maestri del Talmud: la Torà non vuole che si vada agli estremi nei nostri comportamenti.
    Infatti i tratti di carattere vengono denominati in ebraico midòt, che significa misure. Ogni tratto va usato nella giusta misura. Colui che fa voto di diventare nazireo si comporta in un certo senso da ascetico. Inoltre per il fatto che si astiene totalmente dal vino è considerato un peccatore. I Maestri nel trattato Ta’anìt (11a) che tratta dei digiuni insegnano: “Chi digiuna è chiamato peccatore, poiché è inappropriato prendersi su di sé sofferenze inutili. […]. Qual è il significato del versetto che parla del nazireo: «Ed espierà per il peccato che ha commesso…? (Bemidbàr, 6:11). Il nazireo ha peccato per la sofferenza che ha causato a se stesso astenendosi dal vino»”.
    Con tutto ciò il nazireo in certe circostanze è considerato un kadòsh (uomo santo). I Maestri nel trattato Sotà insegnano anche che la giustapposizione tra i trattati Sotà e Nazìr viene a insegnare che chi ha visto una sotà che viene messa alla prova nel Bet Ha-Mikdàsh deve astenersi dal vino che è causa di immoralità sessuale. Quando si vive in una società i cui costumi sono corrotti, è opportuno prendere estreme misure per evitare di rimanere influenzati dall’ambiente circostante.
    Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nel Mishnè Torà (De’òt, cap. 2) insegna come correggere i propri tratti morali: “Qual è il rimedio per i malati morali? Quello di rivolgersi ai saggi perché sono i guaritori delle anime. Li guariranno insegnando loro come acquisire le caratteristiche adeguate, finché non li riporteranno sulla buona strada. Come devono essere guariti? L’uomo irascibile si deve allenare a non provare alcuna reazione anche se viene picchiato o maledetto. Deve seguire questo comportamento per molto tempo, finché l’ira non verrà sradicata dal suo cuore. […]. Quando ritorna su questa via di mezzo, dovrebbe percorrerla per il resto della sua vita. Si deve seguire un percorso simile con ciascuno degli altri tratti. Una persona che vacilla nella direzione di uno degli estremi dovrebbe muoversi nella direzione dell’estremo opposto e abituarsi a questo per molto tempo, finché non sarà ritornata sulla strada giusta, che è il punto medio di ogni temperamento.
    Vi è tuttavia un’eccezione. Il Maimonide afferma: “Ci sono temperamenti rispetto ai quali all’uomo è proibito seguire la via di mezzo. Dovrebbe allontanarsi da un estremo e adottare l’altro. Tra questi c’è l’arroganza. Se un uomo è semplicemente umile, non sta seguendo una buona strada. Piuttosto, deve mantenersi umile e il suo spirito molto modesto. Ecco perché la Torà (Bemidbàr, 12:3) descrive il nostro maestro Moshè come molto umile e non semplicemente umile. Pertanto, i nostri Maestri ci hanno detto di essere molto, molto umile. Inoltre, dissero: «Chiunque sia arrogante è come se negasse la presenza di Dio», come è detto (Devarìm, 8:14): «E il tuo cuore sarà orgoglioso e dimenticherai Dio, il tuo Signore». Inoltre, hanno affermato: «Chiunque sia arrogante dovrebbe essere ostracizzato. Anche se è solo un po’ arrogante».”
    R. Menachem Genack (USA, 1949) in Birkàt Yitzchàk (p. 303) offre un’altra spiegazione. Il nazireo non è chiamato peccatore per essersi separato dalle cose mondane. Il suo peccato consiste nel fatto di non essere in grado di controllare il proprio istinto naturale (yetzer ha-ra’). Così per poterlo controllare ha dovuto fare voto di nazireato e santificarsi per controllare così i propri istinti.

    CONDIVIDI SU: