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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    La vita degli ebrei in Europa tra derive nostalgiche e progressiste. La lettera di Rav Riccardo Di Segni sul ‘Foglio’

    Il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni affida al quotidiano di oggi ‘Il Foglio” una lettera in cui fa alcune considerazioni sulla situazione degli ebrei europei in questo momento particolarmente drammatico.
    Rav Di Segni esordisce soffermandosi sul recente conferimento, ad Aachen, del prestigioso premio Charlemagne al rabbino Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza rabbinica europea e fino a poco tempo fa rabbino capo di Mosca, che ora vive in Israele come un esiliato per non aver voluto fare dichiarazioni a favore dell’invasione russa. Un riconoscimento che, secondo il Rav – “vuole essere un segnale forte contro l’antisemitismo dilagante e un apprezzamento per la presenza ebraica in Europa e per quanti nella sua leadership operano per la convivenza e per il dialogo; e va molto controcorrente rispetto a quanto sta accadendo in Europa e nel mondo dal 7 ottobre e ai risultati emersi dalle urne delle recentissime elezioni per il Parlamento europeo”. Elezioni che hanno scaturito “l’ascesa di forze politiche xenofobe, anti migratorie e talvolta filo-russe”, osserva, sottolineando che, parallelamente, la guerra a Gaza ha provocato “un antisemitismo strisciante solo a stento trattenuto finora dal politically correct”. “Una divisione manichea tra buoni e cattivi – aggiunge – in cui essere cattivo è uno stato che ha i peccato originale di esistere e, insieme allo stato, tutti coloro, come gli ebrei del mondo, che lo appoggiano”. Da qui la pericolosità a ostentare un segno di appartenenza ebraica, l’attenzione speciale per luoghi sensibili ebraici come le scuole o le sinagoghe, l’impossibilità a giornalisti e docenti ebrei di parlare e i tanti sostenitori dei diritti palestinesi nelle università : “Basterebbe un minimo di senso critico per capire che questa lotta, che coinvolge tanti in quanto umanitaria e in difesa di diritti, è sostenuta da sistemi dittatoriali fondamentalisti e forcaioli, calpestatori di diritti e promuove programmi di distruzione totale (‘dal fiume al mare’)” afferma il Rav. “La triste involuzione della lotta per i diritti si vede tutta nelle contraddizioni di chi come i movimenti femminili o per il libero orientamento sessuale ignorano le violenze subite dalle donne ebree o rendono impossibile la presenza ebraica nelle loro manifestazioni” prosegue, ribadendo che, oltre che alle file progressiste di sinistra, anche dalla parte opposta restano “i nostalgici con i loro riti non tanto folkloristici, che sembrano tollerati” e che raccolgono consensi crescenti: “Gli ebrei europei stanno provando un grande disagio per queste ondate parallele e convulse, apparentemente di senso opposto, ma entrambe figlie di una stessa matrice intollerante, di insicurezza, di ricerca di soluzioni forti” – osserva il Rav, che conclude: “C’è la famosa immagine del canarino portato in miniera dai minatori, primo a soccombere per la presenza di gas velenosi, che lancia l’allarme. È questa la posizione in cui si sentono gli ebrei europei. E dargli un po’ di attenzione, come è stato fatto ad Aachen, sarebbe utile per tutti”.

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