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    L’Olp non vuole la conferenza e non vuole neanche la pace

    In riferimento alla conferenza di pace del 25/26 giugno 2019 a Manama, in Bahrein nella quale gli USA presenteranno il loro piano di pace, l’OLP ha rilasciato questa dichiarazione ufficiale: “Questo è l’annuncio ufficiale che la Palestina non parteciperà all’incontro di Manama. Questa è una posizione collettiva palestinese, del Presidente Mahmoud Abbas del Comitato Esecutivo OLP a tutti i movimenti e fazioni politiche palestinesi, alle figure nazionali, settore privato e società civile. Ribadiamo che non abbiamo dato mandato ad alcuno perché negozi a nostro nome. Coloro che sono interessati e vogliono servire gli interessi del popolo palestinese dovrebbero rispettare questa posizione collettiva. La piena potenzialità economica palestinese può essere raggiunta soltanto ponendo fine all’occupazione israeliana, rispettando il diritto internazionale e le risoluzioni ONU”.  

    Sarebbe da domandarsi: a) da dove dovrebbe ritirarsi Israele? b) le Risoluzioni ONU sono quelle cogenti? c) il diritto internazionale cosa prescriveva quando l’OLP si è costituita (correva l’anno 1964) ed Israele non occupava alcunché, ma si limitava ad esistere? d) gli accordi di Oslo non vengono citati nel comunicato: perché? Se Israele non li avesse rispettati, perché non dirlo? Non comportano alcun obbligo per le due parti?

    Se l’L’OLP si preoccupa della “piena potenzialità economica palestinese”, dovrebbe andarsi a leggere l’intervista di Gino Strada al Corriere della Sera del 27 gennaio 2019, a p. 23; anche la fantasiosa manina (è sempre la stessa) emula di Gabo Márquez che scrive dichiarazioni surreali che poi vengono firmate, forse ha delle lenti che saltano i passaggi imbarazzanti.

    Forse non serve essere dei geni per domandarsi, laicamente, quale sarebbe lo scenario dell’OLP a seconda che vi sia o meno la pace. Oslo (gli accordi di) è servita per insediarsi comodamente nei territori della Giordania per conquistare con la diplomazia ciò che non si era riusciti a strappare con la forza. Sì, forse l’intelletto ebraico è davvero offuscato dall’ingenuità, come scriveva Giacomo Debenedetti: “contrariamente all’opinione diffusa, gli ebrei non sono diffidenti. Per meglio dire: sono diffidenti, allo stesso modo che sono astuti, nelle cose piccole, ma creduli e disastrosamente ingenui in quelle grandi” (16 Ottobre 1943, Torino, ed. 2001, p. 7, prima pubblicazione nel dicembre 1944).

    Ci sono degli ebrei per la pace; ebbene, la vogliamo anche noi, anzi, tutti noi: perché non dicono all’OLP di sedersi alla conferenza di pace, quanto meno per ascoltare e/o per protestare? Siamo tutti ebrei per la pace, vero? 

    E in Italia, le istituzioni ebraiche, UCEI in primis, quando chiederanno in via  pubblica e formale al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di recepire la definizione IHRA di antisemitismo, dando seguito al voto del Parlamento italiano e del Parlamento europeo? Non arrivo a dire che la Storia ci guardi in faccia, ma almeno di sottecchi qualche cosa tenta d’intravedere, per poi lasciarne traccia ai posteri.

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