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    La legge ebraica, contenitore dell’energia spirituale e intellettuale del popolo ebraico

    Come evitare il declino dopo che si è entrati in contatto con la grandezza? Rav Sacks z”l affronta questa domanda in una derashà sulla parashà di Acharè mot, che leggiamo a Kippur. Questa domanda tocca tutti i gruppi. Il popolo ebraico si è confrontato con tale questione riguardo a Mosè. Senza di lui il popolo ebraico non sarebbe stato perdonato per il peccato del vitello d’oro. Cosa fare però quando non c’è un Mosè? Sappiamo che non ci sarà un altro Mosè. Come confrontarsi con questo vuoto? La risposta che viene fornita dalla Torà è straordinaria. La discesa di Mosè con le seconde tavole della legge, che chiude la questione del vitello d’oro, avrebbe infatti dato origine a uno dei momenti fondamentali nel calendario ebraico, il digiuno di Kippur. Assistiamo a uno slittamento inaspettato. La figura centrale all’interno del rituale di Kippur, che veniva ripetuto ogni anno, non era Mosè, ma suo fratello Aharon. Non il profeta, ma il Sommo Sacerdote. Si tratta di un passaggio fondamentale, perché il carisma viene routinizzato. L’atto più tangibile che una leadership può compiere è quello di creare una istituzione, sia essa una nazione, un movimento, un partito politico, in grado di esercitare una leadership morale anche molto tempo dopo che il leader se n’è andato. Nel Midrash alcuni maestri si confrontano nella ricerca del kelal gadol baTorà, del grande principio ispiratore della Torà. Ben Azzai ritiene che sia il verso (Gn 5, 1) “Questa è l’enumerazione della posterità di Adamo”. Quando D. creò l’uomo lo fece a somiglianza di D. Ben Zomà crede che esista un principio maggiormente comprensivo, il versetto “Shemà Israel, Ascolta Israele”. Ben Nanas crede che il principio sia “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Ben Pazì, che esprimerà l’idea che verrà accettata come norma, ritiene che il principio sia celato nel verso (Es 29,39) “Uno degli agnelli offrirai al mattino e un secondo nel pomeriggio”. Secondo Ben Pazì l’aspetto determinante è quello della centralità della routine. Il senso delle parole di Ben Pazì è chiaro: tutti i più alti ideali del mondo contano poco sin quando non divengono abitudini comportamentali e predisposizioni spirituali. Tutti noi viviamo dei momenti di ispirazione, ma l’ispirazione con il tempo svanisce, divenendo rapidamente un lontano ricordo. La linfa dell’ebraismo deriva dal suo avere lasciato spazio al contempo al profeta e al sacerdote, alla figura ispiratrice come alla routine quotidiana, la halakhà, che tramuta visioni elevate in modelli di comportamento. In svariati ambiti la mancanza di disciplina conduce a conseguenze indesiderate. Un esempio tipico può essere quello dell’inflazione. Molti, soprattutto da parte cristiana, accusano l’ebraismo di un eccessivo legalismo, quando non comprendono come l’elemento legale sia assolutamente indispensabile per il sistema, dal momento che pone un confine all’energia umana. Tutte le forme di energia, e in modo particolare l’energia nucleare, hanno bisogno di una forma di contenimento. Senza di esso divengono pericolose. La legge ebraica ha sempre svolto la funzione di contenitore dell’energia spirituale e intellettuale del popolo ebraico. La legge ha fornito quell’autocontrollo che manca alle economie moderne, non mettendole a riparo da boom e crolli, dall’inflazione e dalla recessione. Altrettanto si può dire della leadership. Ciò che accomuna le grandi aziende è una cultura della disciplina. Le organizzazioni più valide non si preparano per lo sprint, ma per una maratona. La fiducia non deriva dai grandi discorsi motivazionali e dal carisma, ma dalla continuità. Le grandi aziende usano strategia metodiche e coerenti, incoraggiando ad essere responsabili. Non reagiscono in modo eccessivo al cambiamento, in un senso o nell’altro. Guardano l’orizzonte lontano. Questo ha sempre ispirato l’ebraismo, non perdere mai l’ispirazione dei profeti, ma non rinunciare neppure alla quotidianità, che trasforma gli ideali in azione e i sogni in realtà.

    Foto copertina: Frontespizio dello Shulchan Arukh

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