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    Israeliani chiamati a votare per la seconda volta. Nei Paesi arabi non si vota mai

    Fra due giorni in Israele si vota di nuovo per la Knesset, il parlamento monocamerale di 120 membri. Nessuno può dire quale sarà il risultato. Nei sondaggi il Likud dki centrodestra è stato quotato fra i 29 e i 33 seggi e la sua naturale coalizione (partiti religiosi e di detra)  fra i 56 e i 60, i bianco-azzurri di centrosinistra fra i 30 e i 31 e la sua coalizione (varie sinistre) fra i 43 e i 46; i partiti arabi uniti (che potrebbero appoggiare il centrosinistra, ma con molte difficoltà interne e fra i bianco-azzurri) fra i 9 e i 12; il partito “russo” di Liberman (che si presenta come di destra ma non è disposto ad appoggiare un nuovo governo Netanyahu e si oppone ai religiosi)  fra i 7 e gli 11. Il risultato è che la destra, abbastanza compatta, sembra non avere la maggioranza per pochissimi seggi, e che la sinistra più Liberman potrebbe averla, anch’essa per qualche seggio, ma è fortemente disunita, con forze incompatibili fra loro. Aggiungeteci che i sondaggi elettorali sono incerti, che la politica israeliana è molto personalista, e infine che dopo uno scioglimento anticipato della Knesset un altro sarebbe disastroso. La speranza è che dall’elettorato arrivi un messaggio più preciso di quel che appare oggi. E’ probabile in questo caso che l’oscillazione vada a favore di Netanyahu, che gli elettori stimano di gran lunga il più adatto a governare, come dimostra la straordinaria crescita economica, diplomatica e militare degli anni del suo governo, che ha permesso a Israele di prosperare e vivere in pace nonostante il terrorismo e l’odio di potenti nemici. Sarà comunque il popolo israeliano a decidere col voto, il che non accade da nessuna parte nell’immenso vicinato geopolitico di Israele, fra il Marocco e l’India, l’Europa e il Sudafrica – e che è diventato difficile anche dalle nostre parti. Fra tre giorni avremo i risultati e da allora partirà la difficile partita della formazione del governo, con possibili colpi di scena, tranelli, tradimenti, alleanze impreviste. La democrazia è un sistema lento e faticoso; pieno di difetti, come diceva Churchill, ma di gran lunga migliore di tutti gli altri.

     

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