E’ una notizia abbastanza significativa da essere arrivata anche sui media italiani, normalmente disattenti sulla politica interna di Israele. E lo è davvero, perché minaccia di innestare una nuova crisi politico-costituzionale. Si tratta di una sentenza della Corte Suprema, che ha abrogato la legge che condonava le case costruite in Giudea e Samaria su terreni rivendicati come proprietà privata da cittadini dell’Autorità Palestinese, in cambio di un risarcimento del 125%. E’ una legge fatta per risolvere una serie di vertenze giudiziarie particolarmente complicate (perché in Giudea e Samaria valgono ancora delle leggi ottomane, che consentono l’usucapione di chi abbia coltivato anche per poco tempo un terreno, perché i catasti sono carenti e non è sempre chiara la proprietà), ma anche importante per consolidare i diritti delle comunità ebraiche di Giudea e Samaria. E’ comunque una scelta politica della Knesset, che non si può certo accusare di violare diritti umani fondamentali. La corte ha dichiarato la legge incostituzionale, anche se nella legislazione israeliana non c’è una costituzione scritta e non vi è nessuna base legale per la sua pretesa di cassare le leggi, cosa che ha iniziato a fare solo nel 1995. Il problema è che la sentenza non abroga solo una legge che ha già fatto i suoi effetti, ma si mette di traverso alla scelta, maggioritaria nella Knesset e nel paese, a estendere la sovranità israeliana su parti della Giudea e Samaria. E’ dunque un atto politico. E’ probabile che passi una nuova legge per convalidare quella abrogata, ed è possibile che se ne proponga una per permettere alla Knesset di annullare con un nuovo voto le sentenze di abrogazione. C’è una maggioranza parlamentare per questo, che però non coincide con quella che sostiene il governo. Se la crisi si intensificherà, sarà dunque possibile un ridimensionamento legislativo della Corte Suprema, che oggi assomma in sé i poteri che in Italia sono divisi fra Corte di Cassazione, Corte Costituzionale e Tar, oltre a poter ricevere petizioni da chiunque, senza il filtro di tribunali inferiori. Ma non è escluso che quest’ennesima interferenza politica della corte porti a nuove elezioni.