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    Israele: lo stallo politico tra Netanyahu e Gantz

    Sono passate quasi tre settimane dal voltafaccia di Benny Gantz, quando ha rinunciato al tentativo di una maggioranza unita sostenuta dalla “Lista unitaria” degli arabi nemici di Israele, per cercare un urgente governo di unità nazionale con Netanyahu per combattere il coronavirus, ma il governo non c’è ancora. Si è quasi arrivati alla scadenza dell’incarico esplorativo di Gantz, che può chiederne solo una breve estensione prima di passare la mano. Perché questo ritardo? Ci sono due ragioni. La prima è il prezzo esagerato che Gantz ha chiesto per l’alleanza: vuole 15 ministri (con 17 deputati sui 75 dell’attuale maggioranza) e anche gli incarichi più importanti (Difesa, Esteri, Giustizia). Il mercato delle poltrone fa parte della politica in tutto il mondo, incluso Israele, ma pretese del genere naturalmente richiedono al Likud e agli altri alleati ad altrettante rinunce, non facili da ottenere. La seconda ragione è più importante. Netanyahu e Gantz non sono d’accordo su temi centrali come l’applicazione del piano di pace di Trump (Netanyahu vuole estendere subito la legge israeliana agli insediamenti ebraici principali e alla valle del Giordano, con l’appoggio di Trump, Gantz non è d’accordo, vincolandosi all’accordo coi palestinisti) e la giustizia (Netanyahu vuole garantire l’autonomia della politica nominando giudici meno propensi a violare la divisione dei poteri, Gantz si appoggia sull’attivismo giudiziario). In sostanza emerge un dissenso politico reale. L’idea che Gantz e i suoi volessero solo liberare Israele da un leader indagato per corruzione non era vera; in realtà i Bianco-Azzurri volevano riprendere la vecchia politica della sinistra e Gantz, anche senza il condizionamento della sinistra laburista e di Lapid, continua a impersonare una politica subordinata alle vecchie idee (e alla “comunità internazionale” che la maggior parte dell’elettorato rifiuta). Bisogna solo sperare che Netanyahu non ceda troppo alla necessità di un governo di unità nazionale, nel momento in cui sta gestendo molto bene l’emergenza sanitaria e i sondaggi premiano moltissimo il centrodestra. Israele non può permettersi di tornare ai vecchi cedimenti fallimentari dei governi Barak, Sharon, Olmert.

     

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