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    Israele e Emirati Arabi. Quando l’alleanza vince gli ostacoli ideologici

    Gli stati e i movimenti che ne usurpano alcune funzioni (che purtroppo in Medio Oriente sono numerosi: Isis e Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Hamas e Hezbollah, Fratellanza Musulmana ecc.) hanno due grandi aree di attività: la vita e il benessere dei loro cittadini e i rapporti con gli altri stati e movimenti, la politica estera. In quest’ultimo ambito bisogna distinguere due atteggiamenti fondamentali: quello di chi mira a conservare la propria situazione, mirando a gestire al meglio l’economia e a migliorare la condizione dei cittadini; e quello che invece mira a rovesciarla violentemente, magari per ritornare a un passato più o meno mitico che si rimpiange. Questo “revanscismo” è la fonte principale delle tensioni internazionali, perché naturalmente porta a cercare di conquistare spazi e risorse che appartengono ad altri e a farlo con la forza, non col consenso. Lo praticano alcuni ex imperi, come la Russia, la Cina, in Medio Oriente l’Iran e la Turchia; ma anche movimenti come Hamas, Hezbollah, OLP. E’ del tutto naturale che gli stati attaccati o minacciati si difendano. La NATO è stata un’alleanza di questo tipo, finché l’Europa è stata leale all’alleanza con gli Usa; da qualche anno ne è nata una in Medio Oriente fra Israele e gli stati arabi sunniti minacciati da Iran e Turchia. E’ naturale che l’alleanza si formalizzi, vincendo ostacoli ideologici datati. I rapporti di Israele con lo stato egiziano (e in parte anche giordano) vanno molto al di là dell’atteggiamento antisemita che è maggioritario nella popolazione. 

    Ora è stata annunciata la fine ufficiale dello stato di guerra con gli Emirati del Golfo, che presto potrebbe estendersi al Bahrein e all’Oman e magari in futuro all’Arabia. Ma si tratta del riconoscimento formale di un dato di fatto già ben consolidato, che fa parte dei meriti storici dei governi Netanyahu. Difficile dire se questo riconoscimento formale comporti davvero la rinuncia alla sovranità sulla zona C di Giudea e Samaria, o se il suo rinvio sia solo un pretesto per convincere l’opinione pubblica araba. Resta il fatto che Israele e buona parte dei paesi arabi sunniti non voglio che si modifichi la situazione sul terreno neppure in Giudea e Samaria. Chi è revanscista su questo tema sono Iran, Turchia, organizzazioni islamiste e palestiniste varie. Più, paradossalmente, l’Unione Europea, conservatrice a casa e revanscista all’estero.

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