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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Il tema delicato dell’eutanasia nell’intervista a Rav Di Segni

    “L’Italia è bloccata in una situazione paradossale. In assenza di una legge sul fine vita è intervenuta la Corte Costituzionale e così ora l’assistenza al suicidio, in certe condizioni, non è più reato. Così, al Comitato di bioetica siamo stati chiamati a sciogliere alcuni dei problemi sollevati dalla sentenza” queste parole del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, durante un’intervista rilasciata il dieci agosto alla Stampa Nazionale. Il rabbino, già primario di radiologia all’ospedale San Giovanni di Roma, è tra i vicepresidenti del Comitato Nazionale per la Bioetica (Cnb).

    L’eutanasia: un tema serio e di grande attualità quello affrontato dal Rabbino Capo di Roma nell’intervista. “Nella riflessione ebraica sul tema dell’eutanasia si incontrano e si scontrano almeno due diversi principi: il divieto di uccidere e il diritto di non soffrire. Nulla autorizza ad uccidere – spiega di Segni – Nessuno ha il diritto di procurare la morte, anche se si tratta di un processo irreversibile e imminente, se non c’è più alcuna speranza clinica e se è il malato stesso a richiederlo. Il medico non deve agire direttamente in questo senso, né può consigliare i modi per togliersi la vita da solo”.

    Così il dibattito sul fine vita si accende coinvolgendo sempre di più il comitato sulla bioetica. Tuttavia, su questo grande tema ancora si dibatte in assenza di una legge. “È una stranezza tutta italiana. Manca la volontà politica, altrimenti in una settimana avremmo una norma. All’anomalia del vuoto legislativo è corrisposto l’intervento della consulta che a sua volta ha lasciato delle questioni irrisolte che hanno sollecitato dei chiarimenti al Cnb – spiega Di Segni – C’è una parte di popolazione rigorosamente fedele al magistero della Chiesa che si oppone a determinate procedure e una maggioranza più flessibile” ha proseguito il Rabbino Capo di Roma, soffermandosi poi non solo sulla valenza ebraica del principio di fine vita, ma anche su quello delle cure palliative. “Le cure palliative non sono un’alternativa all’eutanasia. Ma sono decisamente una prospettiva importante da far crescere. Spesso è la solitudine e la mancanza di attenzione a far precipitare decisioni distruttive. Ma in Italia, oltre a una legge sul fine vita, mancano strutture per fornire questi sostegni”.

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