I terroristi palestinesi pretendono di avere diritto di ammazzare gli ebrei (gli ebrei, non gli israeliani, perché contro gli arabi di cittadinanza israeliana non agiscono). E’ una posizione comprensibile sul piano psicologico, anche se non certamente su quello etico o giuridico. Il loro scopo politico fondamentale è di distruggere lo stato di Israele, non di costruire un loro stato, tanto è vero che non ci provano in Giordania, dove sono maggioranza, che è pure un territorio che apparteneva al mandato britannico di Palestina, di cui si proclamano indigeni e proprietari. Questo scopo ha prodotto innumerevoli catastrofi ormai per la durata di un secolo. Pensate a come sarebbe più prospero e senza lutti la popolazione araba della regione, se si fosse sinceramente accordata con Israele per la pace, una delle numerose volte in cui le è stato offerto un territorio e un accordo. Il colmo però è che i palestinisti non solo credono di avere diritto all’assassinio degli ebrei, ma vogliono che questo diritto glielo riconosce il mondo e perfino Israele. Quando lo stato ebraico si è rifiutato di accettare che l’Autorità Palestinese pagasse lo stipendio ai terroristi condannati e incarcerati per reati gravi e ha detratto le somme relative dalle tasse doganali che gira all’Autorità Palestinese, Abbas e i suoi, sdegnati, hanno rifiutato tutti i pagamenti israeliani. E quando Hamas spara con armi da fuoco, bombe incendiarie volanti ed esplosivi su Israele, che reagisce e prevedibilmente, dato che è molto meglio armato e organizzato, infligge al gruppo terrorista danni maggiori, invece di prendersela con il proprio stupido terrorismo e smettere di provocare, si mette a sparare razzi sul territorio israeliano, di nuovo subendo danni maggiori per le rappresaglie aeree israeliane. E allora si mette a strillare ai “crimini sionisti” e pretende solidarietà dal mondo – ottenendone pochissime. Sarebbe comico se non provocasse morti, feriti, distruzioni e ancora guerra.