L’Editore
Altaforte, che ha pubblicato “Io sono Matteo Salvini – Intervista allo
specchio” di Chiara Giannini, è stato escluso dal Salone del Libro di
Torino, accusato di fascismo. La questione del fascismo e del postfascismo
continua ad appassionare sia gli stessi fascisti che gli antifascisti. Invero,
gli italiani dovremmo pensare ad ammodernare uno Stato obsoleto,
un’amministrazione pubblica altrettanto obsoleta, una giustizia piena di
problemi, insomma, dovremmo sincronizzare l’orologio con quello delle economie
più avanzate, dovremmo domandarci perché non vinciamo più un Premio Nobel nelle
discipline scientifiche, perché i giovani riparino all’estero, perché il merito
in Italia non conti, e così via.
E invece no,
siamo ancora a discutere di fascismo e di comunismo; discorriamo anche di
sionismo e lo condanniamo perché non sappiamo di cosa stiamo parlando.
Diciamolo: forse è falso che la cultura e la scienza non abitino più qui, ma è
invece vero che vivono, ma spesso di stenti.
Ora abbiamo
paura di Altaforte, e conduciamo una battaglia antifascista. Peccato che una
persona che è stata magna pars del Salone di Torino abbia presieduto una giuria
di un premio intitolato ad un razzista senza sapere chi fosse.
No, non
dobbiamo aver paura di quei libri, scrivessero pure ciò che vogliono, purché
noi si sia capaci di rispondere perché, se non ne fossimo capaci, non sarà con
diktat e bandi che recupereremo la credibilità, per quello occorrono lo studio
e l’onestà intellettuale, non certo una manciata di slogan. Certo, non si può
pretendere che Altaforte paghi la pubblicità che gli è stata fatta, anche
perché non l’ha richiesta. Come italiano, mi rimane l’immagine di un Paese che
guarda molto allo specchietto retrovisore e poco in avanti, un poco perché fa
tanto comodo e un poco perché nessuno gli ha detto che è un gioco, nel lungo
periodo, assai perdente. Forse confidano nelle ragioni di Keynes: nei tempi
lunghi saremo tutti morti.