Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Un dipinto esposto al parlamento olandese potrebbe essere un’opera trafugata dai nazisti

    Per almeno due decenni, un dipinto di barche da pesca sotto un cielo nuvoloso è stato appeso al muro del parlamento olandese, ammirato dai legislatori olandesi e dagli avventori senza che nessuno immaginasse mai le vere origini di quel quadro. È emerso recentemente il sospetto che il capolavoro del XIX secolo di Hendrik Willem Mesdag, “Barche da pesca al largo della costa”, sia in realtà arte saccheggiata dai nazisti agli ebrei.

     

    L’Olanda, insieme a molti altri paesi europei, si sta impegnando in un ampio progetto di analisi e restituzione delle opere d’arte saccheggiate dai nazisti durante la Seconda Guerra mondiale. Nei prossimi quattro anni, il team di ricerca olandese indagherà su 3.500 oggetti, tra cui circa 1.700 dipinti.

     

    L’indagine non è facile”, ha detto il consulente senior Perry Schrier, paragonando il lavoro a casi freddi di 80 anni. Il dipinto di Mesdag è stato venduto da un venditore sconosciuto attraverso una casa d’aste all’Aia nel 1941, un anno dopo che la Germania nazista aveva invaso i Paesi Bassi. Fu recuperato in Germania dopo la guerra e riportato nei Paesi Bassi, ma le tecniche di ricerca dell’epoca non furono in grado di stabilirne l’origine. I ricercatori ora hanno accesso a nuove tecnologie, archivi migliori, giornali storici digitalizzati e telecamere in grado di rilevare testi quasi scomparsi, ha spiegato Schrier.

     

    Nel frattempo, il dipinto di Mesdag viene conservato in un deposito protetto, ufficialmente fuori dal parlamento olandese.

     Schrier ha spiegato inoltre che l’opera contiene un’etichetta, apparentemente insignificante, recentemente ritrovata sul retro del dipinto che nomina la casa d’aste “Villa Erica” ​. Il nome, potrebbe essere un indizio fondamentale per rintracciare il proprietario originale.

     “Questo fa battere forte il mio cuore di ricercatore, nella speranza di trovare presto gli eredi per poter restituire loro il dipinto” ha detto l’uomo.

    CONDIVIDI SU: