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    EUROPA

    Scoperto il pavimento della Grande Sinagoga di Vilna

    Un team di archeologi dell’Israel Antiquities Authority (IAA) ha riportato alla luce alcune parti del pavimento della Grande Sinagoga di Vilnius, in Lituania. Questi frammenti, illustrano l’entità della distruzione della sinagoga del XVII secolo, ordita prima dai nazisti e poi dai sovietici, secondo quanto condiviso giovedì dall’IAA. I ritrovamenti, risalenti al XVII e XVIII secolo, includono parti della sezione femminile della sinagoga, enormi bacini d’acqua utilizzati per garantire la purezza del bagno rituale della sinagoga anche – noto come mikveh – e un pilastro gigante, ora crollato, che si trovava vicino alla bimah della sinagoga (il per la lettura della Torah).

    “La ricchezza architettonica e la vitalità che incontriamo, insieme alla distruzione delle imponenti colonne giganti crollate durante la distruzione della sinagoga da parte dei nazisti e dei sovietici, raccontano la tragica storia di una comunità che viveva qui e che ora non c’è più”, hanno spiegato i direttori degli scavi, Jon Seligman e Justinas Rakas. Gli scavi, condotti per conto dell’IAA, dell’Associazione di archeologia lituana, della Good Will Foundation e della comunità ebraica lituana, sono stati i quinti dal 2015 nella Grande Sinagoga di Vilnius, il cuore pulsante di una delle più importanti comunità ebraiche dell’inizio dell’era moderna. Scavi precedenti avevano già portato alla luce la bimah e l’arca sacra della sinagoga. La nuova sezione scoperta dagli archeologi ha mostrato che il pavimento della sinagoga era decorato con motivi di fiori rossi, bianchi e neri. La sinagoga fu incendiata durante l’occupazione nazista della Lituania, tra il 1941 e il 1944, e rasa al suolo dalle autorità sovietiche, che governarono il Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale fino al 1990. Al suo apice, la Grande Sinagoga sorgeva al centro di un complesso di istituzioni comunitarie, noto come Shulhoyf, che comprendeva altre sinagoghe più piccole, un edificio del consiglio comunitario, un mikveh, alcune case studio, una biblioteca e la casa del rabbino Eliyahu di Vilna (nome yiddish di Vilnius), meglio conosciuto come il Gaon di Vilna.

    L’illustre Gaon, letteralmente tradotto come: “genio”, fu la figura principale dell’ebraismo europeo del XVIII secolo. Uomo di impareggiabile erudizione scientifica, talmudica e cabalistica, il Gaon consolidò la posizione di Vilnius come centro di apprendimento ebraico, guadagnandosi il soprannome di “Gerusalemme di Lituania”. Il rigore intellettuale del Gaon diede origine alla moderna yeshiva europea. Fu anche il promotore della traduzione in ebraico di testi scientifici classici, tra cui gli Elementi di Euclide. Nel XIX secolo, Vilnius fu incorporata nella Russia imperiale, facente parte del Pale of Settlement, la fetta dell’impero in cui agli ebrei era consentito stabilirsi. Dopo la prima guerra mondiale, la città fu per un breve periodo la capitale della Lituania, prima che i sovietici conquistassero parti della repubblica appena indipendente. Mentre combattevano i sovietici, le truppe polacche, contestualmente, entrarono nella città e portarono a termine quello che venne poi definito il primo pogrom della storia moderna.

    Durante la seconda guerra mondiale, Vilnius fu conquistata dai tedeschi durante la loro avanzata in Russia nel 1941. Gli ebrei della città, circa 55.000 su una popolazione totale di 200.000, furono costretti a vivere nel ghetto, i cui ultimi abitanti furono deportati nei campi di lavoro e di sterminio nel 1943. I nazisti saccheggiarono e bruciarono anche la Grande Sinagoga. Vilnius fu poi liberata dall’Armata Rossa nel 1944. L’antagonismo del regime comunista verso la religione pesò molto sugli ebrei sovietici. L’atteggiamento sovietico verso l’ebraismo, radicato in secoli di calunnie e stereotipi sugli ebrei e alimentato da un antagonismo verso il sionismo “reazionario”, rese quasi impossibile praticare la religione ebraica. Sotto il regime sovietico, la Grande Sinagoga di Vilnius, come quasi tutte le circa 5.000 sinagoghe del paese, fu chiusa. Venne poi demolita a metà degli anni ’50, e sulle sue rovine fu costruita una scuola.

    “Di fronte al crescente antisemitismo e ai tentativi di ingannare e negare, c’è una verità innegabile, semplice e tragica allo stesso tempo, che ci racconta di un’intera magnifica comunità che è stata distrutta a causa dell’odio verso gli ebrei: mai più”, ha detto Eli Escusido, direttore dell’IAA.

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