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    EUROPA

    Perché parliamo oggi di pogrom

    Che cos’è un pogrom?
    L’orribile strage del 7 ottobre 2023 nei villaggi israeliani al confine di Gaza è stato definito un pogrom. Anche la caccia all’ebreo che si è svolta giovedì sera ad Amsterdam era un pogrom. E così tanti episodi del passato più o meno recente, dalla “Notte dei Cristalli” del 1938 al “Farhud”, il massacro degli ebrei di Baghdad del 1° giugno 1941, organizzata da quello stesso Al Husseini, muftì di Gerusalemme, che aveva diretto e promosso i pogrom di Hebron, Zfat, Gerusalemme nei vent’anni precedenti. Vi furono molti episodi analoghi: nel 1948 in Egitto, Siria, Libano, Yemen Libia e poi di nuovo in Libia nel 1967. Ma cos’è esattamente un pogrom?

    “Distruzione”
    Iniziamo dal significato della parola. Come “antisemitismo”, anche “pogrom” è un vocabolo recente, nato circa 150 anni fa, ma che descrive fenomeni analoghi anche molto precedenti. Il termine ha avuto origine dal nome russo погром (pogrom) che deriva dal verbo громи́ть (gromit), che significa “distruggere, provocare il caos, demolire violentemente” e si è diffuso dopo il 1881 in tutto il mondo, passando per la parola yiddish פאָגראָם. Dunque pogrom significa “distruzione”, “catastrofe”: un significato che corrisponde all’ebraico “Shoah” che oggi usiamo solo per il genocidio nazista.

    I pogrom dell’est Europa
    Le stragi di Odessa durante la settimana pasquale del 1871 furono le prime persecuzioni ad essere ampiamente definite “pogrom”; gli eventi del 1881-82 introdussero il termine nell’uso comune in tutto il mondo. Si tratta dei massacri che seguirono l’assassinio dello zar Alessandro II nel 1881. Sebbene l’assassino non fosse ebreo, la propaganda zarista incolpò gli ebrei, inducendo attacchi in più di duecento città con centinaia di vittime. Questi torbidi si ripeterono con frequenza variabile negli anni successivi. Il culmine fu il pogrom di Kishinev in Moldavia (allora parte della Russia) nell’aprile 1903. Per due giorni migliaia di teppisti, ispirati dai leader locali che agivano con il supporto governativo, uccisero, saccheggiarono e distrussero senza alcuna resistenza della polizia o dei soldati. Quando finalmente arrivarono le truppe furono e la folla si disperse, oltre quarantacinque ebrei erano stati uccisi, quasi seicento erano stati feriti e 1.500 case ebraiche erano state saccheggiate. I responsabili e gli istigatori non furono puniti. Dopo la prima guerra mondiale, fra il 1918 e il 1921, vi fu un’ondata terribile di pogrom nel territorio dell’attuale Ucraina: vi furono centinaia di stragi di ebrei, compiute soprattutto dalle truppe “bianche” controrivoluzionarie e dai nazionalisti ucraini; ma anche i polacchi e l’Armata Rossa commisero crimini analoghi. I morti alla fine si contarono in centinaia di migliaia. E vi furono alcuni terribili pogrom in Polonia dopo la Shoah ai danni degli ebrei che cercavano di tornare a casa. I più noti avvennero nelle città di Jedwabne e Kielce.

    Nella storia
    In sostanza un pogrom è un’ondata di violenza omicida, di saccheggi, di stupri, di omicidi e ferimenti compiuta ai danni di una minoranza da folle apparentemente spontanee e non inquadrate militarmente, anche se la loro azione è spesso il frutto di un incitamento organizzato o quantomeno è tollerato da parte delle autorità. Furono pogrom dunque anche quelli voluti da Maometto a Medina fra il 625 e il 628, quello ancora musulmano di Granada nel 1066, le persecuzioni della prima crociata nel 1097, la rivolta di Chmel’nyc’kyj in Polonia e Ucraina nel 1648 (forse il più terribile di tutti, con 100 mila uccisi) e tantissimi altri episodi della storia ebraica. Probabilmente gli assalti e i saccheggi “spontanei” delle popolazioni e soprattutto quelli promossi da autorità intermedie (vescovi, nobili locali, predicatori religiosi) produssero più vittime e danni delle persecuzioni ufficiali dei papi e dei sovrani, presso cui talvolta le comunità ebraiche cercavano rifugio. Questa terribile continuità delle stragi “popolari” di ebrei è un tratto caratteristico della storia ebraica. Per questa ragione è inappropriato estendere il termine, come talvolta si usa fare, ad agitazioni analoghe che di tanto in tanto hanno colpito anche altre popolazioni, soprattutto in regioni contese fra diversi stati.

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