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    Le Chanukkiot della Sinagoga di Varsavia: dalla distruzione del ghetto alla luce di Gerusalemme

    Talvolta alcuni oggetti, che sembrano perduti, riescono a riemergere dal passato. È quello che è successo ad alcune Chanukkiot sepolte a Varsavia e tornate alla luce tempo dopo. Sono infatti oggi in mostra a Gerusalemme. Nel maggio del 1943, il generale delle SS Jürgen Stroop fece saltare in aria l’enorme edificio della sinagoga che sorgeva in via Tlomackie un luogo ai margini del ghetto ebraico di Varsavia. Per gli ebrei di Varsavia, la costruzione di quella sontuosa sinagoga nel 1878 aveva simboleggiato il culmine di oltre 1.000 anni di vibrante vita ebraica in Polonia. Per Stroop, la sua distruzione simboleggiava la vittoria finale dei nazisti sulla rivolta ebraica nel ghetto di Varsavia. “Che spettacolo meraviglioso. Un fantastico pezzo di teatro. Io e il mio staff eravamo a distanza. Tenevo in mano il dispositivo elettrico che avrebbe fatto esplodere tutte le cariche contemporaneamente. Dopo aver prolungato la suspense per un momento, ho gridato: Heil Hitler e ho premuto il pulsante. Con un boato fragoroso e l’esplosione infuocata si librò verso le nuvole, un tributo indimenticabile al nostro trionfo sugli ebrei. Il ghetto di Varsavia non c’era più. La volontà di Adolf Hitler e Heinrich Himmler era stata fatta”. Questo il commento sadico e la descrizione di Stroop sull’accaduto che si trovano in “Conversazioni con un boia” (New Jersey, 1981) di Kazimierz Moczarski.

    Chanukkia della grande Sinagoga di Varsavia esposta al Museo ANU di Tel Aviv

    Spesso conosciuta come la Grande Sinagoga di Varsavia, o Chorshul, la Sinagoga di Tlomackie Street, aveva posti a sedere per circa 2.000 persone. Al suo interno aveva a disposizione cantori di fama mondiale come Gershon Sirota e Moshe Koussevitzky, e ai suoi servizi partecipava la più prospera élite ebraica di Varsavia. Per non parlare degli oggetti contenuti all’interno. Tra questi c’erano due Chanukkiot alte circa un metro e mezzo. Interamente fuse in ottone e tipiche dello stile galiziano del XVIII secolo, presentavano ognuna ornamenti elaborati e il simbolo nazionale polacco, l’aquila bianca, in cima. Intorno al periodo dell’invasione nazista della Polonia e dell’inizio della seconda guerra mondiale in Europa, il rabbino della sinagoga, sentendo una sensazione che diventò presto un presagio di ciò che sarebbe accaduto, escogitò un piano per aiutare alcuni dei suoi correligionari a fuggire dalla Polonia, salvando allo stesso tempo alcuni dei tesori della sinagoga. Insieme al segretario della sinagoga, trasferì alcuni importanti artefatti – e tra questi le due Channukiot- in un nascondiglio sotterraneo segreto. Si avvicinò quindi all’ambasciatore polacco in Svezia e gli chiese di trovare qualcuno che avrebbe pagato una grossa somma per le Chanukkiot. Avrebbe poi usato quel denaro per aiutare gli ebrei a fuggire dall’inferno che si profilava all’orizzonte.

    Modellino della Grande Sinagoga di Varsavia esposto al Museo ANU di Tel Aviv

    L’ambasciatore trovò un acquirente disponibile in Marguerite Wenner-Gren, il cui marito, Axel, aveva fondato la società Electrolux e che aveva già dimostrato grande preoccupazione per la difficile situazione degli ebrei europei.  Alcuni anni dopo la guerra, nel 1960, i Wenner-Gren incontrarono per caso Sir Isaac Wolfson, un uomo d’affari e filantropo che guidava la comunità ortodossa britannica e che era fortemente coinvolto nella creazione di nuove istituzioni a Gerusalemme. Descrisse loro i suoi piani per la nuova sede del Gran Rabbinato di Israele, da chiamare Hechal Shlomo come suo padre, e per una grande sinagoga da costruire accanto ad essa. Così Marguerite decise di donare le due antiche Chanukkiot affinché venissero collocate nella nuova sinagoga. Quella sinagoga che doveva essere solo provvisoria divenne poi il Wolfson Museum of Jewish Art, situato nell’edificio Hechal Shlomo. Oggi, a Varsavia, al posto di quella grande sinagoga sorge un enorme grattacielo di vetro. Un’area al piano terra funge da museo per i molti ebrei che visitano la Polonia sulle tracce dei familiari che sono morti nella Shoah.

    Oster Visual Documentation Center di ANU – Museo del Popolo Ebraico di Tel Aviv

    Tuttavia, a Gerusalemme c’è invece una nuova grande sinagoga, adiacente a Hechal Shlomo, ma le Chanukkiot miracolosamente salvate sono ancora conservate, una in quel museo, un luogo la cui ricca collezione di reliquie racconta attraverso gli oggetti le religiosi la magnificenza distrutta dai nazisti dell’ebraismo europeo, e una al museo ANU di Tel Aviv.

    Oster Visual Documentation Center di ANU – Museo del Popolo Ebraico di Tel Aviv

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