Quando nel 2018 il governo della Polonia, a maggioranza nazionalconservatrice, voleva punire con il carcere, attraverso una legge, chiunque accennasse al coinvolgimento dei polacchi nei crimini nazisti, parlai con il regista israeliano Amichai Greenberg, noto in Italia per il suo film, uno dei più importanti sulla memoria della Shoah, The Testament (La testimonianza). Amichai è figlio di sopravvissuti, e suo padre, nato a Cracovia, riuscì a fuggire dal ghetto.
Amichai non era affatto stupito di quella legge e, spiegandomi che la questione era riconducibile alla rimozione e alla negazione della Storia da parte di buona parte del popolo polacco, mi raccontò due episodi di cui fu protagonista: una volta, durante un suo viaggio in Polonia, un tassista gli raccontò che dopo la guerra suo padre gli disse che gli ebrei erano loro amici, e che quando non li hanno più visti e né più trovati nelle città non capivano dove fossero finiti. Poi, un giorno una guida polacca, in un villaggio dove prima della Shoah c’erano moltissimi studiosi ebrei, parlava insistentemente dei “nostri ebrei” e di “resistenza polacca” senza minimamente accennare alle responsabilità del paese.
Ad Amichai la vicenda della legge sull’Olocausto ricordava il processo a Galileo Galilei, ovvero un’inutile negazione dell’evidenza, in questo caso storica. C’è un altro elemento che lega questa storia a ciò che oggi succede in Polonia con la legge sulle restituzioni, firmata, come quella del 2018, dal presidente Andrzej Duda, e che sostanzialmente impedisce a molti eredi degli ebrei che hanno vissuto o sono morti durante la Shoah, di tornare in possesso dei beni depredati dai nazisti e dai comunisti.
Nel film The Testament, ispirato a un fatto vero, Yoel, il protagonista, israeliano e studioso della Shoah, combatte contro gli interessi di una famiglia di industriali che vogliono costruire un complesso immobiliare nel villaggio austriaco di Lendsdorf, dove durante la seconda guerra mondiale ci fu un terribile massacro di ebrei. Yoel deve trovare le testimonianze, mentre le ruspe sono a lavoro, ad ogni costo. E il prezzo da pagare sarà altissimo, perché durante le ricerche scoprirà un segreto che sua madre ha tenuto per tutta la vita: ma Yoel è disposto a tutto per vedere trionfare la verità contro il negazionismo, e la rimozione fisica della Storia.
In Polonia adesso con la legge approvata sulle restituzioni, che fa felici soprattutto i partiti di destra, le ruspe sono nuovamente a lavoro ma per sotterrare il testamento della Storia, negando, rimuovendo con orecchie sorde a qualsiasi voce abbia avanzato obiezioni (come da Gerusalemme e da Washington), il suo passato, che ancora non affronta, in piena consapevolezza. E quando Israele, allo scontro diplomatico con la Polonia, si indigna giustamente ancora di più scovando un rinnovato antisemitismo nell’affermazione del presidente Duda per la quale la legge sarebbe un deterrente “all’era del caos giuridico, delle mafie della riprivatizzazione”, dovremmo chiederci che ruolo potrebbe giocare l’Unione Europea in questa partita. Una partita che si gioca non solo su un tavolo diplomatico, ma sul quale si confrontano in un braccio di ferro chi lotta per la verità e chi cerca, ancora una volta, di seppellirla.
Photo credits: “The ghetto of Cracow, Poland” by Shabbat Goy