Un capitolo oscuro e poco conosciuto della storia ebraica emerge nel nuovo documentario intitolato “I duemila bambini ebrei spagnoli rapiti”, che affronta il tragico destino di migliaia di bambini sottratti alle loro famiglie oltre cinque secoli fa. Realizzato dalla collaborazione tra la Fundacion Hispano Judia di Madrid e la comunità ebraica di Porto, il film si propone di esplorare e far luce su uno degli episodi più devastanti della diaspora ebraica.
Nel 1492, con il decreto dell’Alhambra, gli ebrei furono espulsi dalla Spagna, costringendo intere famiglie a fuggire verso il vicino Portogallo. Tuttavia, il rifugio si rivelò effimero. Molti ebrei furono soggetti a tasse esorbitanti imposte dalle autorità portoghesi. Quando le famiglie non riuscirono a pagare, i loro figli furono rapiti e deportati nell’isola di Sao Tomé, al largo della costa africana. L’isola, scarsamente abitata e con condizioni di vita estremamente dure, divenne una prigione naturale per i bambini. Sebbene alcuni riuscirono a sopravvivere, gran parte di loro scomparve, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva della comunità ebraica. Le poche testimonianze suggeriscono che alcuni dei bambini sopravvissuti migrarono successivamente verso il Brasile e altre regioni dell’America Latina.
Il documentario è stato realizzato con il contributo di ricercatori storici e basato su cronache portoghesi dell’epoca, tra cui quelle di Garcia Resende, Rui Pina e Valentim Fernandes, oltre che su testimonianze di figure ebraiche di spicco come Isaac Abravanel e Samuel Usque. Ogni scena è frutto di un’attenta ricostruzione storica, cercando di dare voce a una tragedia di cui si è parlato troppo poco.
“Questo film non solo racconta una storia di sofferenza, ma anche di resilienza. È un modo per ricordare e onorare le famiglie che hanno subito questa tragedia e per sottolineare quanto sia importante conoscere il nostro passato per affrontare meglio le difficoltà attuali” ha spiegato David Hatchwell Altaras, presidente della Fundacion Hispano judia.
L’uscita del documentario, prevista per maggio, assume un significato particolare in un momento in cui la comunità ebraica globale si mobilita ancora una volta per affrontare situazioni di deportazioni ed ostaggi, come avvenuto il 7 ottobre 2023. Durante la presentazione del progetto, Michael Rothwell, direttore del Museo ebraico e della Shoah di Porto, ha sottolineato l’importanza del film come strumento educativo e commemorativo: “I sentimenti delle famiglie di oggi sono gli stessi che furono provati dalle famiglie spagnole del XV secolo, con l’aggravante che i rapiti erano bambini piccoli. Questo documentario è un promemoria dell’immenso dolore che accompagna la perdita di un familiare o il non sapere che fine abbia fatto”.
Il documentario sarà dedicato agli ostaggi che si trovano a Gaza, in un parallelo tragico con la storia dei bambini ebrei rapiti secoli fa.