Il
presidente francese Emmanuel Macron ha inaugurato il primo museo al mondo
dedicato all’Affaire Dreyfus, la persecuzione illecita ed antisemita attuata
nei confronti del capitano ebreo dell’esercito Alfred Dreyfus. Sita nel
sobborgo parigino di Médan, la struttura presenta almeno cinquecento reperti,
tra cui fotografie, documenti del tribunale e oggetti personali che
rappresentano il lungo calvario (1894 – 1906) concluso con l’esonero di Dreyfus
dalle false accuse per spionaggio, come riporta il The Times of Israel.
Il
Museo Dreyfus fa parte della Zola House, istituzione culturale dedicata a
preservare la memoria del celebre scrittore francese che ebbe un ruolo chiave
nel guidare l’opposizione e le proteste contro l’ingiustizia fatta a Dreyfus.
Chiusa per lavori di ristrutturazione per oltre un decennio – lavoro stimato
intorno ai 6 milioni di dollari, in gran parte provenienti da sussidi
governativi, secondo CNews – la struttura, nonché originale abitazione in cui
visse lo scrittore, riaprirà con l’aggiunta del Museo Dreyfus, il prossimo 28
ottobre.
All’interno,
appesi alle pareti, ci sono dei testi giganti che nominano concetti come
“Giustizia, “Tradimento” e “Innocenza”, ed anche copie
di caricature antisemite pubblicate sui principali quotidiani francesi
dell’epoca. Parte espositiva è dedicata a Emile Zola, al suo ruolo nel processo
Dreyfus, immortalato nel 1898, quando scrisse “J’accuse” (Io accuso):
una lettera aperta con cui criticava la persecuzione antisemita in atto. Dopo
la pubblicazione dell’articolo, lo scrittore francese fu processato per
diffamazione e fuggì dal paese vivendo i suoi ultimi anni in esilio. Nel 1899,
Dreyfus fu graziato dal presidente francese e scarcerato, e nel 1906 una
commissione militare lo esonerò ufficialmente. Il processo ebbe ampie implicazioni
sul secolo successivo del pensiero ebraico: Theodor Herzl, che molti
considerano il padre del moderno sionismo laico, seguì il processo come
giornalista e in seguito descrisse l’Affaire Dreyfus come un momento
spartiacque nel suo sviluppo ideologico da ebreo assimilazionista a sionista.
Il
museo originariamente prevedeva di aprire nel 2019, ma una serie di battute
d’arresto, tra cui la pandemia di COVID-19, ha ritardato l’apertura. Il
direttore del museo e dell’istituzione, Louis Gautier, ha detto a CNews che il
nuovo spazio “mostrerà e racconterà la vicenda, ma porrà anche domande su
questioni vitali di tolleranza, alterità, diritti umani, diritti delle donne,
separazione tra chiesa e stato e il contratto tra la repubblica e i suoi
cittadini”.