TSKZ è l’Associazione Sociale e Culturale degli ebrei in Polonia. Fondata nel 1950, TSKZ è la più importante organizzazione ebraica del paese, con quasi 2000 membri. L’associazione ha vissuto i numerosi cambiamenti politici e storici del paese con l’obiettivo di salvaguardare e perpetrare la vita ebraica e la memoria ebraica. «La Polonia è stato il centro della vita ebraica ed è poi diventata la tomba degli ebrei europei» spiega Aron Hoffman, rappresentante di TSKZ secondo cui «è importante ricordarlo».
Hoffman vive tra Varsavia e Bruxelles, dove lavora alla Commissione Europea. Secondo il World Jewish Congress, oggi in Polonia vivono meno di 10.000 ebrei. «È una questione molto delicata, dopo i cambiamenti del 1989 statisticamente sembrava che in Polonia vivessero moltissimi ebrei. Il numero aumentava in modo strano, soprattutto perché la vita religiosa era pressoché inesistente dopo il 1969, quando c’è stata una seconda ondata di immigrazione ebraica in Israele. In Polonia non c’era più una vera vita ebraica. Avevamo solo cimiteri e una vita culturale ebraica, ma secolare. Diventare ebrei in Polonia, sorprendentemente, ha cominciato ad essere qualcosa considerato quasi esotico. È diventato nel tempo quasi nobilitante trovare lontane radici ebraiche. Così, almeno ufficialmente, ancora oggi le persone che si dichiarano di religione ebraica sono di molto superiori a coloro che lo sono realmente da generazioni» racconta Hoffman.
Nel 2023 a Varsavia sarà inaugurato il Museo del Ghetto di Varsavia, in occasione degli 80 anni dalla rivolta del ghetto, spiega Hoffmann, che evidenzia l’importanza della l’avvenimento, auspicando una grande partecipazione dal momento che per timore della guerra nella vicina Ucraina «tutte le commemorazioni che gli ebrei americani stavano progettando in Polonia sono state rimandate».
La Polonia si è subito attivata per aiutare i rifugiati ucraini in fuga dal paese dilaniato dall’occupazione russa. La stessa comunità ebraica polacca ospita molte famiglie. «La nostra associazione ha messo a disposizione dei rifugiati una struttura originariamente riservata agli anziani della comunità. Per ora sono 50 famiglie, soprattutto donne e bambini. Stiamo monitorando la situazione e siamo pronti ad ospitare ancora più persone» spiega Hoffman, secondo cui «i polacchi, ebrei e non ebrei, condividono un sentimento ambivalente nei confronti degli ucraini. Da un lato vogliamo tutti aiutare, e gli siamo vicini, però abbiamo ancora tutti una cicatrice provocata dal passato, quando molti ucraini erano collaboratori dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Furono molto, molto crudeli con i polacchi ebrei e non ebrei».
La Polonia è finita in fondo alla classifica sulla qualità della vita ebraica nei paesi europei considerati dal rapporto pubblicato dalla European Jewish Association. Hoffman, tuttavia, ritiene che «la Polonia è un paradiso per gli ebrei. A Varsavia, tornando da Bruxelles, mi dimentico a volte di cosa significhi essere rilassato del proprio ebraismo. In Polonia non sono stanziati budget per garantire la sicurezza di luoghi ebraici, perché non ne abbiamo bisogno. Non abbiamo bisogno della sicurezza fuori dalle sinagoghe. In Polonia gli ebrei non sono discreti. Non serve».
I problemi con l’antisemitismo sembrano al momento relegati al passato. Hoffman spiega che, a differenza di altri Paesi, non sono emersi problemi per quanto riguarda né la circoncisione né la macellazione rituale (schehità). La Polonia esporta carne kasher anche in Belgio, dove invece sono state imposte restrizioni sulla macellazione rituale ebraica. Hoffman ricorda anche però che in Polonia «c’è una situazione paradossale. Da un lato c’è un grande risentimento antiebraico in seno alla popolazione generale, ma molti non hanno neanche mai conosciuto un ebreo in tutta la loro vita. Ci sono credenze cattoliche di vecchia data, come l’uccisione di Gesù da parte degli ebrei. È qualcosa di percepibile soprattutto nella popolazione più ignorante e non si sente veramente nelle grandi città. Non gli importa veramente di Israele e non sono antisionisti, anzi vorrebbero che gli ebrei si trasferissero tutti in Israele così da lasciare la Polonia».