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    Dagmar, un sorriso per la vita

    “La situazione dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in Ucraina è sempre più pericolosa. Non possiamo frapporre indugio. Dobbiamo identificare i nostri referenti e non perdere tempo con chi non può materialmente aiutare ci profughi” Queste le parole di Dagmar Gavornikova, la responsabile della Task Force del Maccabi Europa e la che dall’inizio della guerra contro l’Ucraina non si è fermata un secondo, mettendosi in aspettativa dal suo lavoro di primario di ostetricia e ginecologia a Bratislava. Dagmar è abituata a gestire le emergenze non perde mai la calma e il sorriso rassicurante, non si da mai per vinta. Parla sei lingue e in queste ore si improvvisa anche interprete, riceve centinaia di migliaia di messaggi con richieste talvolta impossibili di aiuto. Solo pochi mesi aveva gestito l’emergenza Covid nel suo paese: “pensavo di potermi riposare per qualche giorno dedicandomi ai nipoti e invece ho nuovamente risposto alle mani tese.”

     

    Nata a Prestov nella Slovacchia dell’Est, figlia di un avvocato e di una commercialista, tutta la sua famiglia materna è stata distrutta dalla Shoà. La mamma si è miracolosamente salvata, le ferite delle persecuzioni non si rimargineranno mai. “Ricordo con gioia e paura i sabati della mia infanzia, la sfida quotidiana del vivere con orgoglio la nostra ebraicità in un paese comunista.”  Nel 1971 nuove persecuzioni hanno colpito la famiglia Gavornikova costretta a trasferirsi a Bratislava dove Dagmar ha terminato gli studi. “Amo immensamente la mia professione, ho scelto ginecologia perché assistere quotidianamente alla nascita di meravigliose creature è un irrinunciabile privilegio, un grande dono divino.”

     

    Al Maccabi Dagmar dedica il suo poco tempo libero. Con entusiasmo e fierezza avvicina le famiglie più timorose che ancor oggi nascondono la loro appartenenza al popolo ebraico.  Nel 2001 ha guidato la prima delegazione slovacca alle Maccabiadi in Israele: per tutta la cerimonia di apertura non ha smesso di piangere: “allo Stadio di Ramat Gan, quel giorno, ho capito di avere di nuovo una famiglia, la famiglia del Maccabi”. Da allora ha organizzato tornei internazionali di tennis, campionati di sci, campeggi invernali e estivi per famiglie, squadre sempre più numerose. Oggi le si richiede di organizzare viaggi verso la libertà, trovare case in cui ospitare donne e bambini, nutrirli, dare loro un futuro, una vita e Dagmar è sempre pronta.

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