Un funzionario tedesco si è recentemente scusato con la figlia di una sopravvissuta alla Shoah, per averle chiesto di restituire 72,55 euro che il governo aveva erroneamente pagato alla madre defunta dopo la sua morte avvenuta a gennaio.
Così la Germania restituirà i soldi – circa 80 dollari – alla figlia, che aveva firmato un assegno per l’importo dopo aver ricevuto una lettera, non troppo gentile, in cui si spiegava che sua madre, essendo morta, non aveva più diritto a tale importo. Un piccolo rimborso ma estremamente simbolico.
Ayelet Gezow, figlia di una sopravvissuta ad Auschwitz, ha spiegato in un articolo sul Forward la scorsa settimana, quanto fosse stato umiliante ricevere la lettera insensibile da parte del governo tedesco. Mercoledì la Gezow ha ricevuto un’e-mail in cui un funzionario tedesco si scusava per il dolore che le aveva causato il tentativo di rivendicare il credito.
“Abbiamo ricontrollato i fatti e siamo giunti alla conclusione che non ha ricevuto l’importo”, ha scritto Ines Krolik, un funzionario tedesco, che ha proseguito spiegando: “Se dovessimo averla offesa con il nostro comportamento durante la procedura, ci riteniamo sinceramente dispiaciuti. Spero potrà accettare le nostre scuse.”
Nata a Mannheim, in Germania, Amira Gezow riceveva circa 72,55 euro al mese – in pagamenti trimestrali – come parte di un programma di riparazione intrapreso dall’ufficio pensionistico tedesco nei confronti dei sopravvissuti alla Shoah. Non era l’unico assegno di riparazione che riceveva.
La donna è morta per complicazioni dovute al Covid-19 all’inizio di gennaio scorso, ma la freddezza della lettera del governo, e le successive interazioni concise con il consolato hanno destato il risentimento di Ayelet, la figlia più giovane di Amira, a cui era indirizzata la lettera.
“Tutto quello che volevo era che i tedeschi riconoscessero mia madre come un essere umano”, ha detto al Forward. “Tutto quello che avrebbero dovuto dire era: “Siamo dispiaciuti per la sua perdita”. Il governo aveva invece risposto che l’importo superava il massimo che poteva esser dato a seguito della morte di una persona e che, una volta recuperata, la somma sarebbe stata devoluta per l’assistenza ad altri sopravvissuti.