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    40 anni dall’attentato a Rue des Rosiers: “In Francia l’antisemitismo è una bestia che colpisce ancora”

    A quarant’anni dell’attentato palestinese a Rue des Rosiers la giustizia ancora non ha compiuto il suo corso, eppure tante le iniziative e gli interventi per commemorare quel terribile 9 agosto 1982. Una giornata come tante, è l’ora di pranzo, e un gruppo di terroristi palestinesi attacca il ristorante ebraico Jo Goldenberg, luogo simbolo del Marais. Si tratta di un commando di Al- Fatah che con mitragliatrici e granate compie un attacco di breve durata, circa tre minuti. Eppure, uccide sei persone e ne ferisce gravemente 22. Un attentato che lascia un segno permanente nelle menti e nei cuori degli ebrei francesi.

     

    Martedì, Eric Dupond-Moretti, ministro della Giustizia francese, ha reso omaggio alle vittime dell’attacco antisemita, davanti alla targa commemorativa in Rue des Rosiers. Il Ministro ha insistito nel ricordare che in Francia l’antisemitismo “è una bestia che non è ancora morta, anzi striscia nell’oscurantismo della nostra quotidianità.  Per strada, sui manifesti, e anche in certi commenti politici. La Francia è come sempre è al fianco degli innocenti, vittime di coloro che vogliono minare i valori fondamentali della nostra Nazione”.

     

    Yonathan Arfi neopresidente del Consiglio rappresentativo degli ebrei di Francia ha preso parte invece alla cerimonia di martedì tenutasi al ristorante Jo Goldenberg luogo dell’attentato del 9 agosto del 1982. Un ristorante intitolato al suo proprietario, Jo Goldenberg, luogo emblematico della vita della comunità ebraica parigina, diventato però un simbolo del terrorismo antisemita internazionale. “Quarant’anni attese il popolo ebraico nel deserto prima di raggiungere la Terra d’Israele. Così anche noi speriamo di uscire al più presto dai nostri quarant’anni di attesa. Il nostro deserto però è quello dell’assenza di giustizia” ha detto Arfi nel corso del suo discorso.

     

    Nonostante le cerimonie e l’impegno delle istituzioni nel ricordare e commemorare la giornata non si è ancora svolto alcun processo contro i terroristi palestinesi. Quattro sono gli uomini sospettati di aver fatto parte del commando palestinese. Uno è stato estradato in Francia un anno e mezzo fa, si tratta di un palestinese naturalizzato norvegese di 63 anni, che si dichiara innocente. Gli altri tre, compresa la presunta mente dell’attacco, sembrerebbero essere ancora in Giordania o in Cisgiordania, nonostante i mandati di cattura internazionali. “È chiaro che la Giordania non ha, in questo caso, l’atteggiamento che ci si potrebbe legittimamente aspettare da un Paese che intende combattere il terrorismo all’interno della comunità internazionale”, ha detto al notiziario francese Europa1 Francis Szpiner, avvocato per le famiglie delle vittime dell’attacco.

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