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    Tutta la verità su Albert Speer: esce negli USA il documentario sul crudele braccio destro di Hitler

    Si intitola “Speer Goes to Hollywood”, il documentario in cui la regista, Vanessa Lapa, utilizzando audio e immagini d’archivio mai viste prima, riesce a mostrare come Albert Speer, architetto e braccio destro di Hitler, cercò di realizzare un film su sé stesso per insabbiare il suo passato da criminale. Lo riporta The Times Of Israel.

     

    Nel suo acclamato film-documentario del 2014, “The Decent One”, la regista Vanessa Lapa aveva usato le lettere private di famiglia del leader delle SS, Heinrich Himmler, per mostrare quanto profondo fosse il suo male. Ora la regista ha deciso di servirsi nuovamente delle parole di un nazista di spicco contro se stesso. Questa volta con delle registrazioni audio fatte dall’architetto capo e Ministro degli armamenti di Hitler, Albert Speer, mentre lavorava a una sceneggiatura per un film basato sul suo libro di memorie del 1970, intitolate “Inside the Third Reich.”

     

    Nel suo nuovo film, “Speer Goes to Hollywood”, Lapa mostra quanto sia stato astuto Speer “il manipolatore” nell’insabbiare i suoi crimini, che includevano la riduzione in schiavitù di 12 milioni di prigionieri ebrei, polacchi e sovietici e lavoratori forzati – almeno un terzo dei quali morì di fame, lesioni o esaurimento – per produrre armamenti tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. 

     

    Creandosi una reputazione come “il buon nazista”, fu condannato a soli 20 anni di prigione al processo di Norimberga, mentre i suoi co-cospiratori e subordinati, andarono diretti al patibolo.

    Speer ha trascorso il suo tempo in prigione scrivendo lunghi appunti per il suo libro di memorie su tovaglioli di carta, riuscendo ad incantare le guardie che li fecero illegalmente uscire di prigione per lui. “Speer Goes to Hollywood” è uscito a New York il 29 ottobre e uscirà a Los Angeles il 5 novembre.

    Come per le lettere di Himmler, la regista Vanessa Lapa, si è imbattuta casualmente nelle registrazioni di Speer. Durante la proiezione di “The Decent One” nel 2014 al Film Forum di New York, un avvocato di nome Stanley Cohen le si avvicinò dicendole che aveva acquistato i diritti cinematografici dell’edizione inglese di “Inside the Third Reich” di Speer, che si era rivolto alla Paramount Pictures nel 1971, per realizzazione di un film basato su se stesso.

     

    La Paramount incaricò lo scrittore britannico Andrew Birkin, di sviluppare una sceneggiatura per il film. Per farlo, Birkin, si recò a Heidelberg per intervistare Speer che, a quel tempo, dopo essere stato rilasciato dal carcere nel 1966, viveva comodamente nella campagna tedesca facendo frequenti apparizioni sui media. Cohen non sapeva che Birkin avesse registrato le sue conversazioni con Speer, ma Lapa scoprì che c’erano circa 40 ore di nastri registrati tra 1971 e il 1972, quando andò a visitare Birkin in Galles nel febbraio 2015. “Dopo che Andrew mi fece ascoltare cinque minuti dei nastri, mi fu subito chiaro che volevo ascoltarli tutti per farne un film”, ha spiegato Lapa.

     

    Nei nastri, si sente Speer e Birkin discutere di varie bozze di sceneggiatura per il possibile progetto Paramount. È chiaro che l’intento di Speer era che il film potesse essere un dramma, e non un documentario. Birkin parla infatti della necessità che il pubblico si identifichi con Speer, “l’eroe”, sin dai primi cinque minuti del film. L’idea di un pubblico che si possa identificare con una persona responsabile della riduzione in schiavitù e dell’omicidio di milioni di persone, può risultare scioccante oggi, eppure nei primi anni ’70 il libro di Speer affasciò parecchio il pubblico, riuscendo a vendere molte copie. Speer emergeva infatti come un giovane leader nazista a cui importava davvero del popolo tedesco. Con calma e una buona dose di astuzia, Speer raccoglie le sue follie trasformandole in qualcosa di quasi lusinghiero.

    “Speer è riuscito ad affascinare e manipolare Birkin, proprio come ha incantato e manipolato tutti, compresi i giudici di Norimberga. Anche la biografa di Speer, Gitta Sereny, ha creduto al suo rimpianto”, ha spiegato la regista.

    Al contrario, Lapa, trovò un’ampia documentazione d’archivio per contraddire le affermazioni di Speer. Tutti i documenti rinvenuti hanno portato la regista a poter accusare il nazista delle sue bugie storiche. “Quello che ho trovato è stato un uomo per il quale la vita umana non aveva alcun valore. Lo vediamo anche dal fatto che convinse Hitler a prolungare la guerra di due anni e mezzo, quando sapeva che la Germania stava perdendo” spiega Lapa.

     

    Lapa e Joëlle Alexis, hanno scritto la sceneggiatura di “Speer Goes to Hollywood”, basata sulle 40 ore di audio. Inoltre, Lapa, e il suo team hanno trascorso diversi anni facendo ricerche approfondite d’archivio per trovare immagini fisse e in movimento da abbinare e giustapporre con i vari audio.

     

    La dissonanza tra le menzogne ​​dell’audio e le verità delle immagini è potentemente efficace. Sebbene gli attori prestino le loro voci a Speer e Birkin, perché la qualità delle registrazioni originali non era abbastanza buona da usare, Lapa ha assicurato a Thes Times of Israel nel corso di un’intervista, che ogni parola pronunciata nel documentario corrisponde letteralmente alle trascrizioni del nastro. “Quando possiedi una tale quantità di materiale d’archivio da mostrare al mondo, è uno spreco non farlo”, ha detto la regista.

     

    Rendendosi conto che Speer stava cercando di giocare velocemente e liberamente con i fatti storici, la Paramount decise di non dare il via libera al film basato sulle memorie del nazista. “Se questo film fosse stato realizzato, avrebbe riscritto la storia di un’ingiustizia trasformando il cattivo in un eroe incontrastato”, ha detto Lapa. Speer riuscì a manovrare il mondo per anni, evitando così la condanna a morte a Norimberga. Si è spento liberamente nel 1981 all’età di 76 anni. Quarant’anni dopo, Lapa, con il suo film incisivo e audace, ha trovato finalmente il modo di mostrare al mondo il vero volto di Speer, nient’altro che un criminale nazista.

    In copertina: Albert Speer testimonia al processo di Norimberga, 1945-1946.

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