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    Seder di Rosh ha Shanà dei bambini. Con Elia e il criceto Jonathan 

    Jonathan, un criceto bianco e piccino con i pantaloncini rossi e il suo amico bambino Elia si apprestano ad un compito importante: celebrare il Seder di Rosh ha Shanà. A raccontarne i dialoghi, le spiegazioni e le ingenuità è anche questa volta Giovanna Micaglio Ben Amozegh che – dopo il volume dedicato a Pesach destinato ai piccoli dai 3 ai 6 anni – si cimenta questa volta con testi e illustrazioni destinati a bambini già in età da prime letture. In comune con il libro precedente non solo il piccolo criceto protagonista – amico affezionato dell’autrice –  ma anche i disegni colorati che accompagnano e illustrano la narrazione realizzati sempre da Ben Amozegh ed edito da Belforte editori.

    Jonathan, il criceto, sembra per la verità interessato più ai dolci che caratterizzano la festa che alle spiegazioni ma Elia, paziente e diligente – a tratti didascalico – riesce ad attrarre la sua attenzione sui significati importanti e profondi della celebrazione: tutto sempre a portata di lettura e comprensione dei piccoli lettori. Liturgia famigliare ma anche usi e costumi che illustrano una festa dal significato particolare: giorno del suono e giorno del giudizio Rosh ha Shanà inaugura l’anno ebraico mettendoci di fronte alla duplice sfida che Rav Benedetto Carucci Viterbi ricorda nella presentazione: la parola Shanà, anno, infatti “contiene in sé una paradossale duplicità di significato – scrive Carucci – La radice da cui deriva significa infatti tanto ‘ripetere’ quanto ‘cambiare’ (…). ‘Ripetere’ è nel segno del continuo ritorno sugli stessi punti, del sempre identico, ‘cambiare’  è, d’altra parte, indice di novità e rinnovamento”. 

     

    Ed è sotto l’egida di questa doppia lettura che si muovono i piccoli protagonisti del volume edito da Belforte con il patrocinio dell’Ucei. Un racconto che inizia con la descrizione della tavola del Seder di Rosh ha Shanà e dei cibi preparati in attesa della celebrazione: “Wow! Quanto buon cibo – dice Jonathan – Dai Elia! Mangiamoci anche i fichi, i datteri… Oooh! Guarda che belle melagrane e che profumo di challà appena sfornata! Che fame!”. “Ma no – risponde Elia – tutti questi frutti e queste verdure servono alla mamma che li deve cucinare per stasera per il Seder di Rosh ha Shanà”…. Un piccolo appunto disarmonico su cosa accade in quelle famiglie dove a cucinare siano anche i papà o i fratelli maggiori? Ma sono piccoli particolari.

     

    Elia inizia così a spiegare al suo piccolo amico “si fa una bella cena, il Seder, con tanti cibi dolci per augurarsi che il nuovo anno sia shanah tovah umetukah che vuol dire che l’anno sia buono e dolce”. Nella pagina che segue le foglioline di grano spuntano dal piatto posato sul tavolo. L’attesa degli invitati per i due piccoli amici si fa trepidante mentre Elia prosegue nel suo ruolo di anfitrione: “Ogni cibo ha un suo significato ed è per questo che stasera si mangiano cibi dolci e anche le verdure si scelgono quelle più dolci. Sulle verdure inoltre non si usa mettere né limone né aceto, così non mangiamo nulla di aspro”. “Ah si – replica il criceto Jonathan – mangiamo cibi dolci perché il nuovo anno sia buono e dolce”.

     

    Accanto ai dialoghi dei piccoli protagonisti il libro propone le parole dell’ordine della cena: dal Qiddush alla Netilat Yadaim alla Hamotzì (i termini compaiono sia in ebraico che nella traslitterazione curata da Odelia Liberanome Bedarida) per procedere con i vari cibi rituali. Le spiegazioni di Elia a Jonathan proseguono: “C’è scritto – legge il piccolo – che i datteri si mangiano perché finiscano coloro che ci odiano, infatti la parola dattero in ebraico si dice tamar che è simile ad un’altra parola ebraica che vuol dire finire”. Le spiegazioni non finiscono invece con il Seder, arrivano infatti fino al giorno successivo quando si va al Tempio e si suona lo Shofar: “Pensa che a Rosh ha Shanà lo Shofar si suona per ben 101 volte!”.

     

    Alla storia raccontata da Elia a Jonathan, in un alternarsi di domande e risposte allegre e divertite, segue il testo integrale del Seder di Rosh ha Shanah secondo l’uso della comunità ebraica di Roma. Il piccolo volume – proprio per essere alla portata di tutti – riporta il testo in ebraico, la traduzione italiana e parte della traslitterazione. Conclude le trentanove pagine un glossario delle parole più significative della festa. Allegro e colorato il libro si presta così sia alla lettura individuale che a quella accompagnata da un adulto sempre nel segno della tradizione come in quello del cambiamento e della capacità di accogliere le sfide nuove che gli anni e le generazioni pongono ad un mondo sempre più complesso. Un volume piccolo e significativo che segnala una nuova attenzione ai più piccoli dell’editoria ebraica italiana.      

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