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    Moralità. Ristabilire il bene comune in tempi di divisione

    I libri di Rav Sacks sono per me rifugi lieti, porti sicuri e luoghi dove mi sono sempre sentita accolta.

    Moralità. Ristabilire il bene comune in tempi di divisioni – pubblicato recentemente da Giuntina – è però anche altro: un’istantanea di un mondo che precipita in uno dei suoi periodi più cupi e un testamento spirituale dell’autore per il lettore.

    Rav Sacks si appella alla filosofia morale – studiata durante il periodo universitario – per indagare le sfide che il presente e il futuro ci riservano. 

    Quale tipo di rapporto intratteniamo con la società in cui abitiamo? Con lo Stato in cui viviamo e il modello di economia di cui disponiamo?

    Tutti i paesi e tutte le culture possiedono queste tre istituzioni fondamentali che paiono ora vacillare. 

    Lo Stato non deve essere sinonimo di società morale, deve esserne al più un tutore cui spetta il dovere di redistribuire il potere al suo interno. 

    Demandare allo Stato la gestione del “Noi” significa ridurre all’osso il peso che la società morale esercita e comporta altresì una cattiva distribuzione dei compiti. 

    Non dobbiamo dunque stupirci se all’atrofia della società morale corrisponde l’eclissi del “Noi” con l’“Io”.

    Parafrasando Rav Sacks potremmo dire che l’Occidente democratico e liberale dell’economia di mercato ha smarrito la sua via, pur avendo vinto la battaglia per la vita e la libertà. Continua così a sfuggirgli dalle mani la felicità anche se la insegue, perché questa corre più veloce di lui. 

    Da tali premesse deriva un mondo di solitudine e isolamento, condizioni che possono aumentare nel corpo la resistenza vascolare e i livelli di cortisolo, un ormone dello stress. 

    Tutto ciò ha sulla nostra salute fisica e mentale serie ripercussioni: siamo maggiormente inclini a depressione, schizofrenia e ansia e studi recenti hanno stabilito forti collegamenti con condizioni quali malattie cardiovascolari – ictus, demenza e morbo di Alzhaimer -. 

    Rav Sacks va oltre: intreccia i moniti dei personaggi del nostro secolo con esperienze più private e personali. 

    Racconta la dipendenza dai social con le parole di una signora della Silicon Valley preoccupata per i figli che ne sono completamente soggiogati. E con una buona dose di ironia ricorda la decisione presa da quest’ultima per limitarne l’utilizzo. “Un giorno a settimana non c’è spazio per telefoni, tablet e computer; si comunica solo faccia a faccia. Chiameremo questo giorno Shabbat”. 

    “Trentatré secoli fa Mosè – commenta Sacks – liberava gli israeliti dalla schiavitù d’Egitto. Ora, la stessa istituzione libera dei giovani dalla schiavitù degli smartphone”. 

    Chiudiamo con una riflessione di Rav Di Segni, che – insieme a Rav Carucci, Andrea Riccardi e Sandro Di Castro – interverrà durante la presentazione del libro che si terrà in diretta il 20 aprile ore 18:25 sulle pagine Facebook del Centro di Cultura Ebraica – Roma, Shalom e Kiryat Sefer. 

    “Così la personalità di rav Sacks si è formata, nell’incontro, o meglio, nello scontro tra due mondi differenti. Ciò che questo libro dimostra, ancora di più dei tanti che l’hanno preceduto, è la capacità straordinaria di rav Sacks di misurarsi con le difficoltà della nostra epoca e con i pensieri che ne sono derivati, in conflitto aperto con il messaggio ebraico. Che si tratti di interpretazioni filosofiche, di situazioni economiche, di variazioni sociologiche epocali come quella dell’istituto della famiglia. La forza di rav Sacks è stata quella di parlare non tanto agli ambienti ebraici più ortodossi che si ritengono autosufficienti nel loro pensiero, quanto alla vasta platea degli ebrei meno radicati nell’osservanza e di qui all’intera società non ebraica, per la quale ha rappresentato la funzione di un leader spirituale che si è opposto alle evoluzioni autodistruttive e ha mostrato la strada per guarire le ferite. Per questo il libro sulla Moralità è un documento molto importante”.

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