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“Il Baal Shem Tov, il rabbino Joseph Knafo e Sir Moses Montefiore si incontrano in Marocco”: non è l’inizio di una storiella ebraica, ma un fatto realmente accaduto, documentato dalla Biblioteca Nazionale di Israele grazie ad una lettera conservata negli archivi di Gerusalemme.
All’estremità occidentale dell’Africa, sulle rive dell’Oceano Atlantico, si trova la città di Mogador, divenuta nell’Ottocento simbolo della convivenza culturale e della prosperità ebraica; tra i suoi vicoli tortuosi e le mura di epoca ottomana, viveva il rabbino Joseph Knafo, un umile saggio e cabalista che dedicò la sua vita allo studio e all’insegnamento. Non ricoprì una posizione rabbinica ufficiale, mentre il figlio sarebbe poi divenuto rabbino capo della comunità e capo del tribunale religioso. Rav Joseph scelse di condurre una vita semplice dedicando le sue giornate alla scrittura e allo studio nel locale Bet midrash.
Mogador, vivace centro commerciale, oggi conosciuto come Essaouira, prendeva il nome da una fortezza costruita dai marinai portoghesi che usavano il suo porto come importante snodo commerciale sulla rotta per il Sudafrica, vi risiedeva un numeroso nucleo ebraico cui il sultano gli concedeva uno status speciale. Gli inglesi riconobbero l’importanza strategica di Mogador e la trasformarono in un centro di interessi imperiali, concessero a molti mercanti ebrei la cittadinanza britannica per rafforzare i legami commerciali e politici.
Uno dei più famosi visitatori britannici del tempo è stato il celebre filantropo ebreo Sir Moses Montefiore, che ha compiuto numerosi viaggi nelle comunità ebraiche di tutto il mondo per valutare le loro condizioni e offrire aiuto quando era necessario. Durante la sua visita in città, Montefiore frequentò la sinagoga Slat El Kahal, dove fu accolto calorosamente dai rabbini locali; gli suggerirono di incontrare una figura particolarmente venerata: il rabbino Joseph Knafo, ma rav Joseph non partecipò al ricevimento, preferendo rimanere a studiare nel suo Bet midrash. Sir Moses lo cercò e lo trovò profondamente immerso nella scrittura; durante la loro conversazione, Montefiore chiese ragguagli sul suo lavoro, rav Joseph spiegò che stava traducendo le storie del Baal Shem Tov in giudeo-arabo in modo che gli ebrei locali, che non capivano l’ebraico, potessero studiarle. Montefiore ne rimase profondamente colpito, sebbene fosse ben versato nei viaggi e nelle tradizioni ebraiche, fu commosso nel vedere gli insegnamenti del fondatore del chassidismo farsi strada dalla Podolia, in Europa Orientale, ad un vivace angolo del Nord Africa. In segno di apprezzamento, rav Joseph donò a Sir Moses uno dei suoi libri, lo Zevach Pesach. Montefiore, rientrato in Gran Bretagna, non dimenticò l’umile studioso: gli inviò una lettera di ringraziamento accompagnandola con il dono di due sterline d’oro. Nonostante l’intenzione di Montefiore di sostenere il dotto rabbino che tanto lo aveva impressionato, le monete non giunsero mai nelle sue mani. Tornando a casa dal Bet midrash, con la lettera e le monete in tasca, rav Knafo incontrò un povero della comunità che gli chiese un’offerta per il matrimonio di sua figlia, rav Joseph mise la mano in tasca con l’intenzione di dargli qualche moneta di rame, ma per errore consegnò le monete d’oro di Montefiore. Quando arrivò a casa, raccontò alla moglie della lettera e del regalo, e si rese conto di quello che era successo. La moglie insistette perché trovasse il mendicante e cambiasse le monete ma rav Joseph rifiutò, dicendo: “Questo è ciò che il Signore ha voluto: che il dono di Sir Moses Montefiore porti gioia alla povera sposa e alla sua famiglia”.
La Biblioteca nazionale conserva oltre alla lettera inviata da Sir Montefiore una vasta collezione di scritti religiosi di rav Knafo, la maggior parte dei quali stampati a Livorno. I discendenti del rabbino, che in seguito emigrarono in Israele, ripubblicarono le sue opere in nuove edizioni con il titolo Ot Brit Kodesh.
Credit foto: National Library Israel