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    Cultura

    L’estate è lettura: tre libri di autori israeliani da portare in vacanza

    L’estate, oltre a portare con sé il caldo, è spesso anche sinonimo di vacanza. Un momento che equivale ad avere più tempo libero. Tempo non solo per le persone che amiamo, ma anche per dedicarci a tutte quelle pratiche che la routine settimanale ci impone di rimandare. Una tra queste è sicuramente leggere, che è come godersi un bel viaggio a km 0 rimanendo seduti sulla poltrona di casa. Del resto i libri accompagnano l’umanità da secoli e oggi più che mai sono un faro di luce e speranza in una situazione buia e preoccupante. Un modo per evadere la realtà ma soprattutto la possibilità di vivere nuove esistenze assieme ai personaggi delle storie che i libri ci offrono. Dunque che sia in mare, in montagna o in città i libri sono sempre dei fedeli compagni di viaggio. Ecco dunque i tre libri da mettere assolutamente in valigia questa estate.

    Legami di Eshkol Nevo (Gramma Feltrinelli)
    Sono i legami che ci tengono vivi. I legami famigliari, quelli d’amore, quelli di lavoro, anche quelli che talvolta ci spezzano e ci fanno male. I legami coniugati in tutte le sfumature dei sentimenti di cui ci parla Eshkol Nevo, il grande cantore dell’interiorità, nella sua nuova raccolta dal titolo, appunto “Legami”. Un ritorno attesissimo in Italia quello di Nevo, che ha già conquistato il cuore dei suoi lettori, affezionati ormai alle parole e alla capacità strabiliante che lo scrittore israeliano ha di raccontare la complessità dell’animo umano, toccando con le sue storie le anime. 20 racconti diversi – di cui uno dal titolo “campane”, ambientato a Torino dove l’autore si trovava durante il massacro di Hamas del 7 ottobre – ma legati dal filo invisibile del legami umani. Scrivere per Nevo, sembra essere diventata una pratica vitale come respirare per donare anche a chi si immerge nelle pagine un mondo nuovo, a tratti migliore.

    Fede di Dror Mishani (Edizioni E/O)
    L’ispettore Avraham Avraham è tornato! Avi, per gli amici, è l’ispettore capo del distretto di polizia di Holon, una città a sud di Tel Aviv. Così l’ispettore israeliano si imbatterà in un nuovo caso legato alla scomparsa di un turista svizzero al ritrovamento di una neonata abbandonata. Emerge piano piano, grazie alle indagini, che il turista possa essere in realtà un agente del Mossad e che la sua morte sia legata a una relazione con una giornalista libanese. Nel frattempo però toccherà alla detective Esti Wahaba condurre l’altra indagine e venire a capo di ciò che è accaduto invece alla neonata. Tra colpi di scena, situazioni famigliari complesse, interessi politici e segreti di stato “Fede” è un noir che tiene col fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina.

    È andata così di Meir Shalev (I Narratori, Feltrinelli)
    Cosa siamo senza radici? In questo ironico e tenero romanzo, l’ultimo scritto da Meir Shalev, sono i ricordi famigliari i grandi protagonisti. Un toccante e sagace racconto ambientato negli anni ’20, che narra le vicende personali della famiglia dell’autore. Si tratta dei fondatori del Kibbutz Nahalal, un villaggio agricolo situato nel Nord d’Israele. Un luogo magico che diventa il simbolo stesso del ritorno alla terra promessa. Un luogo da coltivare con amore e dedizione. È qui che di nuovo Shalev ci mostra la sua penna rurale e campestre. Una storia in cui scorgere il profumo della terra, specialmente grazie al personaggio principale della nonna. È una storia privata, che riflette l’intera storia dello Stato ebraico, in cui si rievoca l’amore della famiglia, le gioie ma anche le difficoltà. Sempre presenti gli animali e gli oggetti animati che permettono a chi legge di comprendere mai a fondo la linea di demarcazione tra realtà e finzione. Una magia che resterà per sempre tra le pagine, facendo ricordare l’autore, in maniera vivida, per sempre.

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