Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    La National Library d’Israele riporta alla luce le poesie del 1920 scritte dai ragazzi ebrei ucraini di Kharkiv

    Nella collezione degli oggetti rari della Biblioteca Nazionale d’Israele è stato rinvenuto un opuscolo molto speciale, che contiene al suo interno una raccolta di poesie e storie scritte da ragazzi e ragazze della città di Kharkiv, in Ucraina, prima di Pesach, la Pasqua ebraica, nell’anno 1920.

     

    Tante voci che si uniscono dando vita a questa raccolta che utilizza le parole e le rime per narrare e raccontare. Un’iniziativa ambiziosa e didatticamente stimolante quella del movimento sionista del tempo, nata per insegnare l’ebraico ai suoi giovani seguaci. È proprio in questo clima che nasce questa raccolta di storie, canzoni, poesie e rime.

    Negli ultimi decenni del diciannovesimo secolo e fino al secondo dopoguerra, insegnanti, studenti e scrittori contribuirono con centinaia di testi ebraici originali a beneficio dei giovani studenti delle numerose scuole ebraiche stabilite in tutta Europa. Fu un progetto enorme sia per la portata che per l’importanza. Nel 1887, Eliezer Ben-Yehuda e David Yellin pubblicarono il primo “Reader for Jewish Children”.

     

    Non fu sempre facile insegnare l’ebraico ai giovani ebrei della diaspora. Tutt’oggi si considera che il primo stadio dell’apprendimento delle lingue è l’assorbimento passivo, e la seconda fase è la pratica. Il libretto “Le vite dei bambini” è un vivido esempio di questa seconda fase: il passaggio dalla lettura alla scrittura, dall’assorbimento passivo alla creazione spontanea. La verità è che gli studenti della scuola “Tarbut” (che in ebraico significa appunto “Cultura”) della città di Kharkiv non avrebbero potuto scegliere un tema più appropriato per i loro lettori: il rinnovamento della primavera e la commemorazione della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù alla libertà durante la Pesach. Un tema oggi molto attuale.

     

    L’organizzazione Tarbut, mirava a stabilire una fitta rete di scuole ebraiche in tutta l’Europa orientale, fu fondata solo tre anni prima della pubblicazione dell’opuscolo, nell’aprile 1917, a Mosca. Fu un anno fatidico che vide la caduta dello zar e che si concluse con l’instaurazione del governo bolscevico, ostile sia al sionismo che alla lingua ebraica. Dopo la guerra civile russa e soprattutto a causa della politica antisionista dei bolscevichi, l’organizzazione Tarbut fu costretta a chiudere la sua sede di Mosca e ricominciare da zero a Kiev, Odessa e Cracovia a metà del 1918. All’inizio, la filiale ucraina di Tarbut ricevette finanziamenti a breve termine dal governo ucraino indipendente, ma ciò terminò quando anche i comunisti presero il controllo di quel paese. Segnò anche la fine della breve fioritura dell’ebraico in Ucraina. L’opuscolo della scuola Tarbut di Kharkiv è stato pubblicato durante quella piccola finestra e rappresenta oggi una testimonianza unica.

    L’opuscolo “Le vite dei bambini” ci offre uno sguardo sul mondo dei bambini ebrei di Kharkiv con le loro stesse parole, in un ebraico chiaro ed elegante. Ogni brano di prosa, o poesia, è accompagnata dal nome dello scrittore, e tutti gli scritti trattano dell’arrivo della primavera e della festa di Pesach. Si tratta infatti di una raccolta di “canzoni, storie, ricordi, impressioni e immaginazioni” di studenti di Tarbut. Sebbene non si sappia con certezza l’età degli autori, risulta chiaro che non si tratta di alunni di prima o seconda elementare, ma molto probabilmente di ragazzi e ragazze intorno ai 14 o 15 anni.

    Non solo parole, ma anche immagini. Dopo il sommario è presente un’illustrazione di un paesaggio pacifico con la didascalia “Sulle rive del Dnepr”, ovvero il fiume che scorre dalla Russia attraverso la Bielorussia e l’Ucraina fino al Mar Nero. La prima opera della raccolta è una poesia di un ragazzo di nome Daniel Prakhabmek intitolata “Winter is Over”. La poesia è datata – 5 Nisan, 1920.

     

    L’inverno è finito, il freddo è passato,

     

    L’universo è pieno di gioia.

     

    I venti meridionali soffiano lentamente

     

    Riparano un’anima cupa.

     

    Sole giovane, sole di primavera,

     

    Splende nel cielo,

     

    Gettando una ricchezza di luce sulla Terra,

     

    Occhi accecanti.

     

    Gli alberi nudi,

     

    sono svegliati di nuovo,

     

    La città rumorosa,

     

    Dona una nuova faccia.

     

    Tutto è gioioso, vivo e splendente,

     

    Lo spirito della primavera inonda tutto

     

    Felici gli alti edifici,

     

    Incoronato da alte montagne.

     

    Tuttavia, rimane una pellicola vetrosa di ghiaccio,

     

    Sopra le paludi, sopra i ruscelli,

     

    Tuttavia, gli alberi sono spogli,

     

    Le foglie non sono ancora germogliate.

     

    Gli uccelli non sono ancora tornati,

     

    Cantando le loro canzoni gioiose,

     

    Ma la primavera è già sentita,

     

    In ogni angolo e piazza.

     

    Il cielo è cambiato

     

    La schiuma del mare è diversa,

     

    E la primavera sta già filtrando,

     

    Nel profondo dell’anima.

     

    Questo non è il mondo,

     

    Questo non è come le vette della Creazione,

     

    Tutto è vivo, fresco, felice

     

    Tutto torna a vivere!


    CONDIVIDI SU: