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    La casa sull’acqua: una storia di malinconica speranza

    Cosa siamo senza le nostre radici? Come sappiamo dove stiamo andando se non conosciamo da dove proveniamo?  Yoel Blum, il protagonista di questa straordinaria storia, se lo domanda spesso nel corso della narrazione. Una narrazione che alterna il passato al presente, come testimonianza di quanto la comprensione del passato sia necessaria per vivere serenamente. Yoel vive a Gerusalemme, è uno scrittore di successo, una nuova voce della narrativa israeliana. Uomo realizzato, figlio, marito, padre e nonno. I suoi romanzi vengono tradotti e apprezzati in tutto il mondo, ed è per questo che spesso si trova a dover viaggiare per l’Europa, sempre pronto ad  incontrare i suoi lettori. Così per caso o per fortuna, Yoel si ritrova ad Amsterdam, il luogo dove è nato e mai più tornato; un luogo doloroso e pieno di interrogativi. Il punto da cui tutto è cominciato, la città da cui suo padre è stato strappato per esser trasferito in un campo di concentramento. Ma non sa, che proprio lì comincerà il suo viaggio di formazione. In una sala buia del Museo Ebraico, in un fermo immagine, un filmato d’archivio, che mostra il padre Eddy, la sua giovane e forte madre Sonia, la sorellina e un bambino dai riccioli biondi. Mille domande si affollano nella sua testa, chi è quel bambino? Non somiglia a lui. Come può essere? Così passo dopo passo, in una città tanto bella da far paura, Yoel si addentrerà nei meandri più oscuri della storia, ricostruendo involontariamente non solo la storia della sua famiglia ma anche quella di una delle comunità ebraiche più grandi di quei tempi; tra le più colpite dal terribile progetto di sterminio nazista. Emuna Elon ci offre un romanzo ricco, da scoprire lentamente, profondo e catartico. Una grande storia d’amore tra madre e figlio, ma soprattutto un potente racconto sull’importanza della nostra identità. I pittoreschi canali olandesi, l’incertezza di Yoel portano il lettore per mano nella narrazione offrendo un viaggio ricco di emozioni.

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