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Il 13 febbraio si è svolto il workshop “Verso il Digital Atlas 3. Interrelazioni tra ebrei e cristiani In-Italja: questioni, percorsi e ricerche in età moderna” presso il Dipartimento di Storia, antropologia, religioni, arte e spettacolodi Sapienza Università di Roma. L’obiettivo della giornata di studio è stato fare il punto su alcune ricerche in corso sulla storia ebraica da prospettive economiche, sociali e culturali. Questi studi stanno contribuendo alla costituzione di un atlante digitale con dati aperti, a beneficio degli studiosi e della collettività (https://italja.digilab.uniroma1.it).
I lavori sono stati avviati dagli interventi da Fernanda Alfieri, Serena Di Nepi e Germano Maifreda, organizzatori dell’iniziativa. I tre hanno evidenziato come la giornata di studio fosse una preziosa occasione di confronto e riflessione per il gruppo di lavoro a cui contribuiscono tanti giovani studiosi.
Beatrice Del Bo e Luca Campisi hanno presentato una ricerca su fonti tardo-medioevali per delineare la presenza ebraica tra Piemonte e Lombardia, schedando migliaia di oggetti: si apre così anche uno spaccato della cultura di queste comunità di complicata definizione istituzionale e demografica in questo periodo. Fernanda Alfieri e Dario Taraborelli hanno invece messo a confronto i documenti notarili sui matrimoni ebraici e quelli cristiani a Ravenna, rilevando l’utilizzo strategico degli strumenti giuridici della maggioranza italiana da parte della minoranza ebraica. A seguire, l’intervento di Serena Di Nepi ha evidenziato come lo strumento dell’atlante digitale possa esser utile a mostrare la «pulviscolare presenza ebraica» fuori dai ghetti, andando a indebolire la nozione stessa di ghetto per alcuni luoghi di confine, dove il potere statale era più debole.
La sessione pomeridiana è stata aperta da Eleonora Faricelli, che ha presentato una relazione sul matrimonio ebraico, indicando come gli ebrei si rivolgessero al tribunale cattolico della Penitenzieria Apostolica per dirimere dispute matrimoniali ed ottenere assoluzioni. Tali insolite richieste erano spesso frutto di una strategia volta a tutelarsi da possibili atti ostili. Andrea Zappia ha esaminato i mercanti ebrei, che frequentavano assiduamente il borgo fieristico dell’abbazia benedettina di Farfa e le fiere di Rieti. Questi mercanti erano centrali per il tessuto economico del territorio sabino, perché fornivano merci a prezzi inferiori rispetto ai venditori locali. L’ultima relazione è stata affidata a Francesca Diana, che ha ricostruito l’analisi del ciclo di vita dei manoscritti e la mobilità dell’ebraismo toscano a Livorno e Pisa, grazie alla ricca documentazione conservata dalla comunità ebraica di Pisa. Diana ha presentato due casi ottocenteschi: quelli del controverso rabbino e cabalista Yosef David Ayash e di una famiglia vittima dell’epidemia di colera del 1835-1837 in Toscana.
Il workshop ha mostrato la vitalità degli studi e dell’attività di valorizzazione del patrimonio documentario ebraico. In particolare, è meritoria l’attenzione posta nel rendere queste ricerche fruibili dal grande pubblico, attraverso lo strumento dell’atlante digitale.